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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-09-16 ad oggi 2010-12-10 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)

2010-09-24 IL CASO Quasi 5 milioni per Annozero Pdl: "Un vero e proprio processo"

Santoro non commenta le parole di Masi, che non ha gradito il suo editoriale in tv: "Quello che dovevo dire l'ho detto, ora aspettiamo". Cicchitto e Gasparri parlano di "abuso di servizio pubblico". Rizzo Nervo: "Dandini andrà in onda ma così non va"

ROMA - "Quello che dovevo dire l'ho detto. Adesso aspettiamo gli sviluppi degli avvenimenti". Michele Santoro non commenta il richiamo del direttore generale della Rai, Mauro Masi, che non ha gradito il suo editoriale, 1pronunciato in apertura della prima puntata di Annozero, ieri sera. "Ho letto quello che ha detto Masi, non ho altro da dire", aggiunge Santoro, che intanto festeggia per gli ascolti: numeri lusinghieri, con quasi cinque milioni di telespettatori a seguire il ritorno del programma di RaiDue. Risultati "nettamente superiore alla media di rete", fanno sapere dalla Rai, con 4 milioni 874mila spettatori, pari a 19,62% di share.

Ma c'è già un nuovo "caso Santoro". Ieri sera, nel consueto intervento di apertura del programma, il conduttore se l'è presa con i vertici Rai che a suo giudizio avrebbero messo i bastoni tra le ruote alla trasmissione e che non hanno ancora rinnovato i contratti ai due collaboratori del programma, Marco Travaglio e a Vauro (che hanno fatto comunque la loro parte,il primo con un commento e il secondo con una serie di vignette satiriche).

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2010-09-24 RAI Consiglieri di centrodestra assenti niente contratto per la Dandini

Nella riunione del cda Rai non è stato raggiunto il numero legale. All'ordine del giorno anche la fiction Anita, prodotta dalla moglie di Bocchino. Verro: "Nessun caso, Parla con me può andare in onda". Van Straten: "Episodio grave". La prossima data è fissata per il 28 settembre

ROMA - Salta l'approvazione del contratto per Parla con me, il programma di Serena Dandini che dovrebbe riprendere la prossima settimana. Nella riunione di oggi il cda della Rai non ha raggiunto il numero legale, poiché non hanno partecipato alla riunione i consiglieri di maggioranza (Verro, Rositani, Gorla, Petroni, Bianchi Clerici). All'ordine del giorno c'era anche la fiction Anita, prodotta dalla 'Goodtime' di Gabriella Buontempo (moglie di Italo Bocchino) su Anita Garibaldi. La prossima riunione del Consiglio di amministrazione è fissata per martedì 28 settembre

Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto,

pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio.

Per conoscer le mie idee Vedi il "Libro dei Miei Pensieri"html PDF

Il mio commento sull'argomento di Oggi è :

…………………………………………………………..

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-09-16 ad oggi 2010-12-10

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2010-11-30

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2010-11-30

l'ultima puntata di "Vieni via con me": quasi 9 milioni davanti alla tv

Fazio: chi non si sente rappresentato

può sempre fare un'altra trasmissione

Benedetta Tobagi rende omaggio al padre Walter. Saviano racconta il terremoto in Abruzzo

l'ultima puntata di "Vieni via con me": quasi 9 milioni davanti alla tv

Fazio: chi non si sente rappresentato

può sempre fare un'altra trasmissione

Benedetta Tobagi rende omaggio al padre Walter. Saviano racconta il terremoto in Abruzzo

Fabio Fazio e Roberto Saviano

Fabio Fazio e Roberto Saviano

MILANO - Non c'è stato il record come nelle precedenti puntate ma anche lunedì comunque sono stati ottimi gli ascolti di "Vieni via con me". L'ultima puntata del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano in onda su Raitre ha ottenuto uno share del 29,17% ed è stata seguita da poco meno di 8 milioni e 700 mila spettatori. Nelle precedenti puntate era stato sempre, di volta in volta, un record negli ultimi 10 anni per la rete diretta da Paolo Ruffini.

MONICELLI - A metà della puntata è stata anche data la notizia in diretta della morte del regista Mario Monicelli. Fabio Fazio l'aveva aperta precisando che se qualcuno non si è sentito rappresentato da "Vieni via con me" può sempre fare "un’altra trasmissione". Il conduttore ha tracciato il suo bilancio senza dimenticare le polemiche che hanno accompagnato il programma. "Ho imparato - ha detto il conduttore - che la Rai è ancora un pezzo importante di questo Paese, anche se spesso dimentica di esserlo; ho imparato che per molti televisione pubblica vuol dire che siccome è di tutti, allora non si può dire niente; ho imparato che per molti altri televisione di Stato vuol dire televisione dei partiti; ho imparato che aveva ragione il poeta Edoardo Sanguineti quando disse: "Le parole sono potenti, non sprecatele"; ho imparato che qualcuno si definisce pro-vita, come se qualcun altro potessi definirsi pro-morte; ho imparato che ai racconti si può replicare solo con altri racconti. Chi non si è sentito rappresentato da questa trasmissione, può farne un'altra: e noi la guarderemo volentieri". E ancora: "Ho imparato che tutti quelli che vogliono spiegarti che cosa piace al pubblico per fortuna non lo sanno; ho imparato che Roberto Saviano è molto telegenico; ho imparato che la scorta di Roberto Saviano, non contenta di vederselo davanti tutto il giorno, lo guarda anche la sera in televisione. Ho imparato che tutti sapevano che al Nord c'è la 'ndrangheta, ma se lo erano dimenticati; ho imparato che nessuno sapeva che la spazzatura del Sud arriva anche dal Nord; ho imparato che le facce della gente comune e le facce della gente famosa spesso sono le facce della stessa medaglia".

TOBAGI - Tra gli spunti della puntata anche l'omaggio a Walter Tobagi, letto dalla figlia Benedetta che ha elencato le cose ereditate dal padre: tra queste, "migliaia di libri; il sorriso; 98 quaderni pieni di pensieri; la fierezza di portare il suo cognome; l'amore per la storia e la speranza di aprire finalmente gli archivi per poterla scrivere; gli occhi; l'importanza di ascoltare gli altri; tante lettere, ma soprattutto quella del Natale 1978 a mia madre; la mania di scrivere lettere, il potere della gentilezza; una bella definizione di giornalismo: "Poter capire, voler spiegare"; una vecchia Olivetti verde; l'amore per la complessità; una lunga sciarpa di lana che mi protegge come un abbraccio; l'indignazione; la lucidità dei suoi articoli". E ancora una frase di Gregorio Magno: "Se la verità provoca uno scandalo, meglio accettare lo scandalo che abbandonare la verità; la nostalgia di quello che ci hanno tolto; la convinzione che il terrorismo e la violenza si combattono rendendo la società più giusta; la consapevolezza che migliorare le cose è molto difficile, ma è possibile" e, per chiudere, "la vita".

A L'AQUILA BOMBA A OROLOGERIA - E' stata poi la volta di Roberto Saviano che ha raccontato il terremoto a L'Aquila. I ragazzi morti nella Casa dello studente all'Aquila, crollata con la scossa del 6 aprile 2009, ha detto lo scrittore "si definiscono vittime del terremoto. Ma forse non è così, c'è qualcosa in più: secondo le perizie della procura quel palazzo era una bomba a orologeria, era fatto male. Dunque non vittime solo del terremoto, ma anche e soprattutto del cemento, della cattiva costruzione". Nel suo monologo Roberto Saviano ha poi messo in fila i numeri della tragedia: 308 vittime, oltre 1.550 feriti, più di 65 mila sfollati, 23 mila case distrutte in cinque province. "La procura - accusa Saviano - dice che c'erano errori in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori e nell'ala crollata mancava un pilastro: le concause sono lì che urlano in questa perizia", ha aggiunto lo scrittore, dando poi la parola a Lilli Centofanti, sorella di Davide, uno dei ragazzi della Casa dello Studente, che ha letto l'elenco delle anomalie nella costruzione dell'edificio.

IL "COSTO" DEI VOTI - Nono solo L'Aquila però. Citando alcune inchieste della Dda, Saviano fa l'elenco del "costo" dei voti, portando come esempio della Campania, "dove si va dai 20 ai 50 euro, un seggio alla Regione fino a 60 mila euro e i politici lo sanno. Le europee costano meno". "Il voto di scambio - dice l'autore di Gomorra - ti sembra conveniente, all'apparenza, ma non lo è: ti dà una cosa ma ti toglie tutto il resto". "Non partecipare alla vita del proprio Paese - ha aggiunto Saviano - significa consegnarlo in mano a coloro che sanno organizzare il consenso: la politica così si è ridotta a scambio" e "la democrazia è spesso determinata da questi meccanismi".

L'ELENCO DI BIAGI - Dopo l'omaggio a Walter Tobagi, c'è stato anche spazio per il ricordo di Enzo Biagi, affidato a una serie di frasi del celebre giornalista sull'Italia lette da Fabio Fazio e Roberto Saviano. Tra le altre: "Gli italiani non esistono. Nessuno è riuscito neppure a catalogarli. Venire al mondo a Palermo o a Catania, è già una classifica. Qui si può morire di mafia come di cassa integrazione".

GLI ALTRI OSPITI - Grande spazio occupato dallo show di Dario Fo, che ha ripreso alcuni dei consigli de "Il Principe" di Machiavelli: mentire e ripetere la menzogna fino quasi a trasformarla in verità; stare attenti alle fazioni che rischiano di trascinarti nella rovina; non farsi cogliere nella condizione di essere ricattato o ricattabile, ma eventualmente attaccare il proprio accusatore accusandolo di atti indegni. Milena Gabanelli ha invece letto l'elenco delle cause e le richieste dei danni chiesti a Report mentre una ricercatrice ha raccontato le difficoltà che incontrano nel suo lavoro in Italia mentre il procuratore Antimafia Piero Grasso ha elencato cosa serve per vincere la lotta alla Mafia.

"GRAZIE ANCHE A CHI NON CI HA AIUTATO" - In conclusione i ringraziamenti finali: "a tutta la gente che ci ha aiutato, a Raitre, a Ruffini, a Mazzetti", ma anche "a quelli che non ci hanno aiutato perché hanno reso ancor più bella questa trasmissione" ha detto Fabio Fazio in chiusura dell'ultima puntata di "Vieni via con me". Anche Susanna, operatrice dello studio Rai di "Vieniviaconme", insieme agli altri lavoratori dello studio, ha scritto un elenco: "la tv che ci piace è quella che ci pone in grado di rappresentare una finestra sul mondo, e non il mondo visto dalla finestra. La tv che ci piace è quella che ci ha consentito di fare squadra, ponendo il meglio della nostra professionalità al servizio di un progetto degno, piccolo o grande che sia". E ancora: "la tv che ci piace è quella che lascia spazio a tutta la gamma della commozione, con l'unica eccezione del riso sguaiato e della lacrima a comando. La tv che ci piace è quella che ci riconsegna il senso di appartenenza a una grande azienda di servizio pubblico".

Redazione online

29 novembre 2010(ultima modifica: 30 novembre 2010)

 

 

2010-11-28

alla veglia per la vita nascente celebrata a San Pietro

Aborto, il Papa si rivolge a politici e media

"Promuovano cultura che rispetta la vita"

Sull'embrione: "Non è un cumulo di materiale biologico ma un nuovo individuo della specie umana, va protetto"

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Benedetto XVI (Ansa)

Benedetto XVI (Ansa)

MILANO - Promuovere una cultura sempre rispettosa della vita. Questo l'appello che il Papa ha rivolto agli esponenti della politica e della comunicazione in occasione della veglia per la vita nascente celebrata a San Pietro durante i Vespri per l'Avvento. "Ci sono tendenze culturali che cercano di anestetizzare le coscienze con motivazioni pretestuose - ha messo in guardia Benedetto XVI -. Esorto i protagonisti della politica, dell'economia e della comunicazione sociale a fare quanto è nelle loro possibilità per promuovere una cultura sempre rispettosa della vita umana, per procurare condizioni favorevoli e reti di sostegno all'accoglienza e allo sviluppo di essa". L'appello rivolto a chi si occupa di comunicazione finisce con saldarsi, idealmente, con i tanti appelli pro-vita seguiti alle polemiche sulla trasmissione di Fazio e Saviano "Vieni via con me", in cui sono stati invitati Mina Welby e Beppino Englaro.

EMBRIONE - Quindi ha sottolineato che l'embrione non è "un cumulo di materiale biologico, ma un nuovo essere vivente, dinamico e meravigliosamente ordinato, un nuovo individuo della specie umana. La scienza stessa ne mette in evidenza l'autonomia capace d'interazione con la madre, il coordinamento dei processi biologici, la continuità dello sviluppo, la crescente complessità dell'organismo". "Ogni vita umana ha una dignità altissima, incomparabile - ha detto ancora il Papa -. L'esperienza stessa e la retta ragione attestano che l'essere umano è un soggetto capace di intendere e di volere, autocosciente e libero, irripetibile e insostituibile, vertice di tutte le realtà terrene, che esige di essere riconosciuto come valore in se stesso e merita di essere accolto sempre con rispetto e amore". Benedetto XVI ha ribadito che la "Chiesa continuamente ribadisce quanto ha dichiarato il Concilio Vaticano II contro l'aborto e ogni violazione della vita nascente: la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura". Ogni essere umano, ha concluso il Pontefice, "ha il diritto di non essere trattato come un oggetto da possedere e come una cosa che si può manipolare a piacimento, di non essere ridotto a puro strumento a vantaggio di altri o dei loro interessi". La nuova vita che nasce è "la più fragile, la più minacciata dall'egoismo degli adulti e dall'oscuramento delle coscienze".

ROCCELLA - In serata il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha fatto sapere di essere stata contattata dal Pontefice, che l'ha "incoraggiata ad andare avanti nell'azione politica di difesa della vita sui temi della bioetica". Roccella ha partecipato alla veglia per la vita nascente, organizzata dal Pontificio Consiglio della Famiglia, e poi è andata a salutare il Papa.

Redazione online

27 novembre 2010

 

 

2010-11-25

[Esplora il significato del termine: L’intervista - Il conduttore di "Ballarò" dopo l’intervento del presidente del Consiglio Floris: "Invito Berlusconi Porre domande è il mio lavoro" Se il capo del governo garantisce soluzioni in tre o dieci giorni, quelle parole hanno un significato politico L’intervista - Il conduttore di "Ballarò" dopo l’intervento del presidente del Consiglio Floris: "Invito Berlusconi Porre domande è il mio lavoro" Se il capo del governo garantisce soluzioni in tre o dieci giorni, quelle parole hanno un significato politico ROMA - Giovanni Floris, Berlusconi attacca voi di Ballarò: siete mistificatori e prepotenti. Contestazione grave... "Non credo ci sia da rispondere, ho agito da giornalista". Berlusconi non la pensa così. Ha attaccato i contenuti del filmato, sostenendo di aver risolto il problema dei rifiuti sia a Terzigno che nel centro di Napoli. E ha ricordato di saperne più di lei, di televisione. "Rispondo sempre da giornalista. Quando una persona si intende di comunicazione come Berlusconi, e lui se ne intende, non può non sapere che le parole usate hanno un peso. E che quando ha garantito la soluzione di quei problemi in tre o dieci giorni quelle parole avevano un significato politico che ora è difficile derubricare a impegno amministrativo". Lei non mi fa parlare, ha protestato Berlusconi. "Non è un’accusa nuova per i giornalisti. I politici gradirebbero che le domande non ci fossero: sono viste come un ostacolo all’esposizione. Ma è sbagliato il campo: la regola di Ballarò non è che si ] L'intervista - Il conduttore di "Ballarò" dopo l'intervento del presidente del Consiglio

Floris: "Invito Berlusconi

Porre domande è il mio lavoro"

Se il capo del governo garantisce soluzioni in tre o dieci giorni, quelle parole hanno un significato politico

L'intervista - Il conduttore di "Ballarò" dopo l'intervento del presidente del Consiglio

Floris: "Invito Berlusconi

Porre domande è il mio lavoro"

Se il capo del governo garantisce soluzioni in tre o dieci giorni, quelle parole hanno un significato politico

ROMA - Giovanni Floris, Berlusconi attacca voi di Ballarò: siete mistificatori e prepotenti. Contestazione grave...

"Non credo ci sia da rispondere, ho agito da giornalista".

Berlusconi non la pensa così. Ha attaccato i contenuti del filmato, sostenendo di aver risolto il problema dei rifiuti sia a Terzigno che nel centro di Napoli. E ha ricordato di saperne più di lei, di televisione.

"Rispondo sempre da giornalista. Quando una persona si intende di comunicazione come Berlusconi, e lui se ne intende, non può non sapere che le parole usate hanno un peso. E che quando ha garantito la soluzione di quei problemi in tre o dieci giorni quelle parole avevano un significato politico che ora è difficile derubricare a impegno amministrativo".

Lei non mi fa parlare, ha protestato Berlusconi.

"Non è un'accusa nuova per i giornalisti. I politici gradirebbero che le domande non ci fossero: sono viste come un ostacolo all'esposizione. Ma è sbagliato il campo: la regola di Ballarò non è che si "espone", ma che si risponde alle domande avendo il tempo necessario. E che le risposte generano altre domande. Come in tutte le televisioni del mondo".

Berlusconi ha cominciato a parlare. Poi lei è intervenuto, interrompendolo. Lì il capo del governo si è infuriato.

"Ricostruiamo. Durante la pubblicità ho chiesto se il presidente fosse disponibile per un'intervista telefonica perché un ospite come lui, ovviamente, per noi è sempre il benvenuto. La risposta è stata positiva. Berlusconi ha esordito con una dichiarazione alla quale è seguita una mia domanda. Lui ha voluto aggiungere un altro concetto. Poi ho proposto un'altra domanda, lui ha concluso un'altra frase. Io ho ricordato le regole della trasmissione. Berlusconi ha invece voluto interrompere la telefonata. Non vorrei farne un caso più grande di quel che è. Ho fatto, insisto, il giornalista".

Comunque sia, lei ha interrotto Berlusconi...

"Segnalo una stranezza. Qui stiamo discutendo sulle mie domande e non su un'anomalia assoluta. Cioè quella di un presidente del Consiglio che telefona in diretta tv e, quando sente in arrivo le domande, chiude la comunicazione. Immaginiamo uno Zapatero, una Merkel, persino un Sarkozy fare una cosa simile. Ma noi lavoriamo in Italia e ciascuno è tenuto a lavorare al meglio nel contesto che gli è dato".

Visto in tv, sembrava un duello Berlusconi-Floris...

"Assolutamente no. Ancora una volta: io sono un giornalista e svolgo il mio compito, ho un dovere verso il pubblico. Se telefona il capo del governo il mio obbligo professionale è di fargli domande. Se poi questo capo del governo, pur avendo accettato l'intervista, non vuole rispondere, finisce com'è finita martedì".

E come finirà, adesso?

"Pronti a invitare Berlusconi martedì a Ballarò, come ho detto in trasmissione. Naturalmente col contraddittorio e nel rispetto delle regole della trasmissione".

Ballarò è sua, Floris, come accusa Berlusconi?

"È mia perché la conduco e porto la responsabilità di ciò che dico. È degli autori, di tutti gli ospiti che sono venuti da noi, del pubblico che ci segue. Dell'autorevolezza che ci guadagniamo ogni anno come dimostra l'analisi Demos secondo la quale siamo la trasmissione più credibile".

Raitre per il centrodestra è una rete "antigovernativa", di opposizione al Pdl. Berlusconi lo ha ripetuto anche ieri.

"Ballarò, che sta bene dentro Raitre, non è avversaria politica di nessuno: né della destra, né del centro, né della sinistra. Ovviamente parliamo dei problemi del Paese. E chi è al potere in quel momento è chiamato a risolverli e a risponderne. Ma non facciamo sconti a nessuno. I dati scientifici delle analisi di Pagnoncelli dimostrano le condizioni difficili del Pdl come del Pd e la crisi di leadership del centrodestra e del centrosinistra. Il successo di Ballarò è in questa semplicità: dare notizie, offrire dati, assicurare spazio al confronto".

Perché gli esponenti del centrosinistra non litigano con lei?

"In verità è successo. In genere chi sta al governo è più sensibile perché il suo ruolo lo mette sotto esame. Comunque chiedetelo a loro. E a Berlusconi".

Paolo Conti

25 novembre 2010

 

 

2010-11-10

[Esplora il significato del termine: A fil di rete Il ruolo di Saviano e il sigillo di Benigni * NOTIZIE CORRELATE * La canzone di Benigni: "È tutto suo"|Video * Benigni: gag su Ruby, il premier e la Bindi (8 novembre 2010) * Record di ascolti per la trasmissione di Fazio e Saviano (9 novembre 2010) * Vieni via con me|La fotogallery A fil di rete Il ruolo di Saviano e il sigillo di Benigni Roberto Benigni e Roberto Saviano Roberto Benigni e Roberto Saviano Mi piacerebbe che Roberto Saviano accogliesse queste considerazioni come costruttive. Quando, mattine fa, ho letto la sua presentazione del programma "Vieni via con me" un brivido mi ha percorso la schiena. Per due motivi: il primo è che una fondamentale legge dello spettacolo impone di promettere poco e dare molto (a leggere quell’articolo sembrava invece che stessimo per assistere alla "Divina commedia" tv); il secondo è che bisogna con tutte le forze rifuggire l’ingenuità e la retorica. Non si può scrivere una frase del tipo, "Nel racconto televisivo gli articoli sono le luci dello studio, gli aggettivi sono i filmati, i verbi sono i movimenti di scena, le frasi sono le inquadrature, la punteggiatura sono gli ospiti. In un tempo limitato deve entrare tutto: la volontà di raccontare uno spaccato significativo di esistenza e l’onestà di raccontarla come un punto di vista, non come verità assoluta". Quello che il programma ha dimostrato è che se sei un professionista come Roberto Benigni puoi permetterti di affrontare temi impegnativi anche in modo scherzoso, irridente, ma sempre efficace. E fare tuo il programma, imprimergli il sigillo beffardo del paradosso. Se sei Saviano ti devi accontentare di un compitino, con il rischio di imbozzolarsi nel personaggio e nell’autocompiacimento. Intendiamoci, "Vieni via con me" (Raitre, lunedì, ore 21,05) è un programma ben sopra la media delle pochezze che la Rai propone, e Saviano ha tutte le ragioni del mondo a portare avanti la sua battaglia. Ma proprio la posta in gioco della sua missione gli imporrebbe di crescere. Il duetto finale con Fabio Fazio era tutto incentrato su un dubbio: restare o andare via dall’Italia? Nessuno ha la risposta, ma credo che girare il mondo, guardarsi attorno, guardare un’altra tv, rapportarsi con un universo meno provinciale del nostro gli farebbe un gran bene. E comunque questi sono consigli non richiesti, cioè superflui. Aldo Grasso 10 novembre 2010] A fil di rete

Il ruolo di Saviano e il sigillo di Benigni

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Il ruolo di Saviano e il sigillo di Benigni

Roberto Benigni e Roberto Saviano

Roberto Benigni e Roberto Saviano

Mi piacerebbe che Roberto Saviano accogliesse queste considerazioni come costruttive. Quando, mattine fa, ho letto la sua presentazione del programma "Vieni via con me" un brivido mi ha percorso la schiena. Per due motivi: il primo è che una fondamentale legge dello spettacolo impone di promettere poco e dare molto (a leggere quell'articolo sembrava invece che stessimo per assistere alla "Divina commedia" tv); il secondo è che bisogna con tutte le forze rifuggire l'ingenuità e la retorica.

Non si può scrivere una frase del tipo, "Nel racconto televisivo gli articoli sono le luci dello studio, gli aggettivi sono i filmati, i verbi sono i movimenti di scena, le frasi sono le inquadrature, la punteggiatura sono gli ospiti. In un tempo limitato deve entrare tutto: la volontà di raccontare uno spaccato significativo di esistenza e l'onestà di raccontarla come un punto di vista, non come verità assoluta". Quello che il programma ha dimostrato è che se sei un professionista come Roberto Benigni puoi permetterti di affrontare temi impegnativi anche in modo scherzoso, irridente, ma sempre efficace. E fare tuo il programma, imprimergli il sigillo beffardo del paradosso. Se sei Saviano ti devi accontentare di un compitino, con il rischio di imbozzolarsi nel personaggio e nell'autocompiacimento.

Intendiamoci, "Vieni via con me" (Raitre, lunedì, ore 21,05) è un programma ben sopra la media delle pochezze che la Rai propone, e Saviano ha tutte le ragioni del mondo a portare avanti la sua battaglia. Ma proprio la posta in gioco della sua missione gli imporrebbe di crescere. Il duetto finale con Fabio Fazio era tutto incentrato su un dubbio: restare o andare via dall'Italia? Nessuno ha la risposta, ma credo che girare il mondo, guardarsi attorno, guardare un'altra tv, rapportarsi con un universo meno provinciale del nostro gli farebbe un gran bene. E comunque questi sono consigli non richiesti, cioè superflui.

Aldo Grasso

10 novembre 2010

 

 

2010-09-27

[Esplora il significato del termine: A fil di rete Le sofferenze di Vespa e Vinci A fil di rete Le sofferenze di Vespa e Vinci Il doppio destino dei talk show: si consacrano in prima serata ma fanno fatica in seconda, dove sono nati. È ricominciata la stagione anche per l’informazione, e i talk si confermano uno dei luoghi caldi per la formazione dell’opinione pubblica nazionale, forse anche più dei telegiornali (che hanno perso parte della loro autorevolezza, Mentana a parte). Ma la seconda serata è diventata un terreno minato per i talk d’approfondimento. Lo testimonia una certa difficoltà dimostrata, nella prima settimana in onda, dagli storici concorrenti "Porta e Porta " e "Matrix". Bruno Vespa conferma una partenza un po’ fiacca: 1.246.000 spettatori medi, sotto il 16% di share; solo un paio di stagioni fa la partenza viaggiava sopra al 19% di share, così come la media. Non va molto meglio lo scipito "Matrix" di Alessio Vinci, partito da 983.000 spettatori medi, col 14,2% di share. La difficoltà dei talk della tarda sera è dovuta in parte alla stanchezza delle formule e in parte alla contro-programmazione molto più insidiosa: talk più leggeri dedicati al gossip e allo spettacolo (Chiambretti), programmi di prime time stiracchiati fino a notte che rubano spettatori... Completamente diversa la situazione della prima serata: qui i talk hanno conquistato terreno dalla scorsa stagione, e la partenza di questo nuovo anno sembra confermare la tendenza. "Annozero ", di nuovo in onda dalla scorsa settimana, ha confermato l’attitudine a essere programma da rete ammiraglia: 4.874.000 spettatori, 19,6% di share, cifre che ricalcano le performance della scorsa stagione. "Ballarò" è partito un po’ meno brillantemente dello scorso anno, ma regala a Raitre—che il martedì supera Raidue—un picco di quasi 3 milioni e mezzo di spettatori, 13,4% di share. In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel. Aldo Grasso 27 settembre 2010] A fil di rete

Le sofferenze di Vespa e Vinci

A fil di rete

Le sofferenze di Vespa e Vinci

Il doppio destino dei talk show: si consacrano in prima serata ma fanno fatica in seconda, dove sono nati. È ricominciata la stagione anche per l’informazione, e i talk si confermano uno dei luoghi caldi per la formazione dell’opinione pubblica nazionale, forse anche più dei telegiornali (che hanno perso parte della loro autorevolezza, Mentana a parte). Ma la seconda serata è diventata un terreno minato per i talk d’approfondimento. Lo testimonia una certa difficoltà dimostrata, nella prima settimana in onda, dagli storici concorrenti "Porta e Porta " e "Matrix".

Bruno Vespa conferma una partenza un po’ fiacca: 1.246.000 spettatori medi, sotto il 16% di share; solo un paio di stagioni fa la partenza viaggiava sopra al 19% di share, così come la media. Non va molto meglio lo scipito "Matrix" di Alessio Vinci, partito da 983.000 spettatori medi, col 14,2% di share. La difficoltà dei talk della tarda sera è dovuta in parte alla stanchezza delle formule e in parte alla contro-programmazione molto più insidiosa: talk più leggeri dedicati al gossip e allo spettacolo (Chiambretti), programmi di prime time stiracchiati fino a notte che rubano spettatori... Completamente diversa la situazione della prima serata: qui i talk hanno conquistato terreno dalla scorsa stagione, e la partenza di questo nuovo anno sembra confermare la tendenza. "Annozero ", di nuovo in onda dalla scorsa settimana, ha confermato l’attitudine a essere programma da rete ammiraglia: 4.874.000 spettatori, 19,6% di share, cifre che ricalcano le performance della scorsa stagione. "Ballarò" è partito un po’ meno brillantemente dello scorso anno, ma regala a Raitre—che il martedì supera Raidue—un picco di quasi 3 milioni e mezzo di spettatori, 13,4% di share.

In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel.

Aldo Grasso

27 settembre 2010

 

 

 

"mi auspico che dirigenti, conduttori e collaboratori rai facciano lo stesso"

Santoro pubblica il suo Cud

Il conduttore mostra sul sito di "Annozero" la sua retribuzione Rai: 662.443,45 euro

"mi auspico che dirigenti, conduttori e collaboratori rai facciano lo stesso"

Santoro pubblica il suo Cud

Il conduttore mostra sul sito di "Annozero" la sua retribuzione Rai: 662.443,45 euro

Michele Santoro (Ansa)

Michele Santoro (Ansa)

MILANO - Detto, fatto. Michele Santoro ha pubblicato sul sito di "Annozero" il testo integrale dell'intervento con cui giovedì scorso ha aperto la puntata di esordio della trasmissione di Rai2 - e che ha suscitato le ire del direttore generale della Rai Mauro Masi - e la copia del Cud 2010, da cui risulta un reddito lordo da 662 mila euro, con l'auspicio che gli altri dirigenti e conduttori Rai seguano il suo esempio. "Allo scopo di aiutare chi intende muovermi delle contestazioni, ho trascritto puntualmente il testo del mio intervento di giovedì scorso", scrive inoltre Santoro nella sezione denominata "Vaf" (la sigla sta per valutazioni a freddo) del sito, prima di trascrivere l'intervento-affondo contro quelli che il conduttore chiama i "controlli ex ante".

IL CUD - Quanto alla dichiarazione dei redditi, Santoro si rivolge al ministro Renato Brunetta: "Caro ministro, questa è la copia del mio Cud 2010, dal quale risultano un reddito lordo di 662 mila euro e tasse e contributi per la metà. Aspetto che lei coroni la sua battaglia moralizzatrice, ottenendo la pubblicazione di quanto abbiano effettivamente percepito lo scorso anno, i principali dirigenti, conduttori e collaboratori dell'azienda".

Redazione online

27 settembre 2010

 

 

 

2010-09-25

"Accuse a senso unico al presidente del Consiglio, non c'è stato contraddittorio"

Dal Pdl affondo su "Annozero":

"Processo con sentenza già compilata"

Cicchitto e Gasparri contro il programma di Santoro, che nella puntata di debutto ha attaccato anche il Cda Rai

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Michele Santoro in trasmissione (Lapresse)

Michele Santoro in trasmissione (Lapresse)

ROMA - "La trasmissione di ieri sera di Annozero è stata un vero e proprio processo - con sentenza precostituita già scritta e senza possibilitàalcuna di contraddittorio - celebrato in assenza di esponenti del Pdl e con l'esponente leghista in studio continuamente interrotto per impedirgli di confutare tesi irreali, fantasiose e anche autentiche calunnie". Lo dicono i capigruppo Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, che vanno all'attacco del programma condotto da Michele Santoro, tornato in onda giovedì sera. E aggiungono: "Sul banco degli imputati, anzi, dei condannati a priori, le macchinazioni del presidente del Consiglio. Solo un unico commentatore giornalista, Travaglio fazioso, schieratissimo e anche lui senza contraddittorio. E l'esponente dell'opposizione lasciato andare a ruota libera, anche lui "contro". Santoro ha anche pubblicamente contestato in maniera volgare il ruolo del direttore generale della Rai, Masi, che in questi giorni ha giustamente richiamato tutti al rispetto del pluralismo e di un libero ed effettivo contraddittorio".

L'AFFONDO DI SANTORO - Nel corso di Annozero si è parlato della vicenda della casa di Montecarlo che vede coinvolto il cognato del presidente della Camera e si è parlato del dibattito scaturito attorno all'autenticità dei documenti prodotti, dopo che gli esponenti di Futuro e Libertà avevano parlato apertamente di dossieraggio e di coinvolgimento dei servizi segreti e di personaggi politici molto vicini al presidente del consiglio. Michele Santoro aveva esordito con riferimenti alle polemiche che hanno preceduto la messa in onda del suo programma, agli ostacoli che ha dovuto superare prima della certezza della messa in onda - il conduttore ha giocato il suo intervento su una sorta di parabola tra il suo ruolo e quello del direttore di una fabbrica di bicchieri che ha successo ma che si vede boicottato dal suo stesso titolare - e al fatto che ai suoi due principali collaboratori, Marco Travaglio e il vignettista Vauro, non è stato rinnovato il contratto (ma entrambi hanno partecipato, a questo punto a titolo di ospiti, alla trasmissione).

LA REAZIONE DEL CDA - Il direttore generale di Viale Mazzini, Mauro Masi, non ha preso bene gli attacchi rivolti alla sua persona (in particolare un "vaffanbicchiere" chiaramente evocativo) e all'azienda in generale e a caldo aveva parlato della possibilità di affrontare il caso Annozero al più presto, nella prossima riunione del Consiglio di amministrazione, fissata per il 29 settembre. Il consigliere di maggioranza Antonio Verro ha detto di aspettarsi "un provvedimento anche disciplinare", precisando che "con il ’Vaf’ al direttore generale - prosegue - non c’entra la politica ma il rispetto delle regole aziendali". Diversa l'opinione di Nino Rizzo Nervo, membro del Cda in quota al centrosinistra: "Il problema del direttore generale è che non ha ancora capito cos'è un'azienda che fa un prodotto di intrattenimento culturale e di informazione - ha detto a Radio 24 -. Queste aziende non si governano nè con le circolari nè con la presunzione di controllare qualsiasi fiato ognuno respiri. Masi non lavora per la concorrenza ma la mia sensazione è che il suo non è un lavoro in favore della Rai".

Redazione online

24 settembre 2010(ultima modifica: 25 settembre 2010)

 

 

involontario promo

Con "Annozero", Santoro e Masi

tornano i duellanti (megalomani)

Eppure il giornalista dovrebbe accendere un cero al dg: lo ha trasformato in un martire

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Eppure il giornalista dovrebbe accendere un cero al dg: lo ha trasformato in un martire

Mauro Masi (Ansa)

Mauro Masi (Ansa)

Ci risiamo, è tornato Santoro e subito ha scatenato una tempesta in un bicchier d'acqua. Forse non era una vera tempesta, forse non era nemmeno acqua e forse il bicchiere era quello della staffa, ma insomma l'ardita metafora dei bicchieri con cui Santoro ha imbastito la predica per il suo ritorno in video non era delle più lucide. In passato ha fatto di meglio: "La cosa più importante a cui dovremmo tendere è che nei negozi ci siano bicchieri di tutti i tipi, sennò saremmo in un regime comunista... Viene qualcuno che vi dice i bicchieri che producete possono essere messi in commercio solo se hanno il marchio "libertà" ma devono averlo ex ante. Che gli direste? Gli direste: ma vaffanbicchiere!".

Eppure Michele Santoro dovrebbe accendere un cero a Mauro Masi. La testardaggine con cui il direttore generale della Rai vuol chiudere la bocca al conduttore ottiene ogni volta l'effetto contrario, quello di trasformare Santoro in un martire. Che ha buon gioco a gridare al mobbing, a scaldare gli animi del "suo" popolo ("Berlusconi non sopporta molto quelli che gli stanno in piedi davanti, come Gianfranco Fini"), a ricordare gli utili che fa guadagnare all'azienda. Quello tra Santoro e Masi è uno scontro fra due megalomani: l'uno si crede l'incarnazione della libertà d'espressione, l'altro, che fino a poco tempo fa non sapeva nulla di tv, il padrone assoluto del Servizio pubblico; l'uno fa arrabbiare i partiti di governo ("So che vi sto antipatico"), l'altro per non essere da meno, fa arrabbiare l'opposizione (che lo ritiene un liberticida) e la maggioranza (che lo ritiene incapace di far fuori i Ruffini, i Santoro, le Dandini... Massì, forse lo scalpo della Dandini se lo porta a casa).

Si discuteva del caso Fini e di altro. Vari ospiti politici (Bocchino, Castelli, Di Pietro) e un grande assente, il signor Contraddittorio. Che è l'ultima fissa di Masi: "Annozero andrà in onda se rispetterà il contraddittorio". Quanto a Travaglio "il suo spazio, così come strutturato, non consente un adeguato contraddittorio". Ma cos'è questo contraddittorio? Il nuovo format della democrazia? Il "tin" e il "ten" del suono dei bicchieri trasferito nel confronto politico? Di solito, in tv, il contraddittorio si risolve in liti, urla, insulti, in una squallida parodia del pluralismo. Ogni programma ha diritto di strutturarsi secondo un progetto retorico e drammaturgico: a Santoro si oppone un altro Santoro, punto e basta. Il contraddittorio è un principio fondamentale della giustizia (audiatur et altera pars, si ascolti anche l'altra parte) non della tv. Il vero timore è che la Rai stia affogando in un bicchiere della più bell'acqua.

Aldo Grasso

24 settembre 2010

 

 

 

2010-09-24

Il conduttore aveva criticato la scelta di non rinnovare i contratti a Travaglio e Vauro

Santoro debutta e attacca i vertici Rai

Masi non ci sta: "Ne parliamo nel Cda"

Il direttore generale di Viale Mazzini: "Da lui frasi gravi, bugiarde e mistificanti. Da 20 sempre lo stesso tema"

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Il direttore generale di Viale Mazzini: "Da lui frasi gravi, bugiarde e mistificanti. Da 20 sempre lo stesso tema"

Michele Santoro (Ansa)

Michele Santoro (Ansa)

ROMA - Michele Santoro torna in onda e già dai primi minuti il suo programma, "Annozero", è all'insegna della polemica. Con un articolato monologo tutto incentrato sulla similitudine tra il suo lavoro e quello di un azienda che produce bicchieri, il giornalista se l'è presa con i vertici della Rai che hanno messo i bastoni tra le ruote alla trasmissione, che non l'hanno promossa e che alla fine l'hanno azzoppata non rinnovando i contratti a due dei collaboratori di punta, Marco Travaglio e il vignettista Vauro. Il direttore generale dell'azienda, Mauro Masi, non ha però gradito e in serata ha fatto sapere che di quanto accaduto si occuperà presto il consiglio di amministrazione di viale Mazzini.

LA PARABOLA DEL BICCHIERE - "Siamo tornati un po' ammaccati, anche senza spot, ma il miglior spot siete voi che ci guardate. Noi rappresentiamo quella parte di opinione pubblica che crede nella libertà di opinione, spesso calpestata" è stato l'esordio di Santoro. Che si è subito lanciato in una sorta di parabola: "Oggi voglio parlare con i più accaniti fan del premier, uomini del fare e di azienda - ha detto -. Fate finta che io sia un vostro dipendente, costruttore di bicchieri. In 4 anni abbiamo prodotto 41 milioni di euro con un utile di 14 milioni di euro senza denaro pubblico. Ora voglio parlare in particolare con uno di loro. Io devo mettermi a fare i bicchieri. Lei che fa? Rinuncia ai bicchieri, ci mette su la liquidazione e mi chiede di andare via. Va bene che le sto antipatico, ma lei blocca la pubblicità, la produzione, ci toglie il tavolo da disegno e a Vauro e Travaglio non fa il contratto. Se vogliono devono lavorare gratis e loro lo fanno, ma non è finita". "Come Fantozzi - ha proseguito - , vado dal megadirettore generale e lui mi chiede il controllo di qualità, ma non quello di sempre: i bicchieri non devono fare solo 'tin', ma 'tin' e 'ten' insieme. 'Tin' per Travaglio giustizialista e 'ten' per Sgarbi garantista. Beh, io dico, questo è improbabile, è complicato, non si può fare. Ora le chiedo una cosa a lei che sicuramente vota Berlusconi: perchè dovremmo prendere uno che fa bicchieri rotti? Se uno di questi imprenditori viene e mi dimostra che questa è la logica giusta, io lo faccio. A Mediaset io ci ho lavorato e queste cose nemmeno le pensavano, non ha senso comportarsi in modo da favorire la concorrenza. Qualcuno potrebbe obiettare che i miei bicchieri sono pubblici e non privati, ma anche se pubblici, se non vengono comprati, che li facciamo a fare? Non è neanche accettabile che nei negozi i bicchieri possano essere tutti uguali, saremmo in Unione Sovietica. Ora dimenticate Santoro, dimenticate tutto. Se viene un direttore e vi dice: ogni bicchiere deve avere un marchio di libertà ex ante, voi che rispondete: ma 'vaffa...nbicchierè".

LA REPLICA DI MASI - "È molto grave che Santoro nella sua spasmodica e anche un po' ridicola ricerca della provocazione fine a se stessa rivolga al capo azienda frasi inaccettabili, bugiarde e mistificanti" è stata la replica di Mauro Masi. "Al di là dei personalismi, comunque, il tema con Santoro è da più di 20 anni pateticamente sempre lo stesso - ha proseguito il dg -: lui si ritiene più uguale degli altri e svincolato dalle leggi anche quando ne chiede continue deroghe e quando chiede contratti ad personam. È evidente che la questione dovrà essere affrontata in tutta la sua gravità in Consiglio di Amministrazione della Rai al più presto".

Redazione online

23 settembre 2010(ultima modifica: 24 settembre 2010)

 

 

 

involontario promo

Con "Annozero", Santoro e Masi

tornano i duellanti (megalomani)

Eppure il giornalista dovrebbe accendere un cero al dg: lo ha trasformato in un martire

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Eppure il giornalista dovrebbe accendere un cero al dg: lo ha trasformato in un martire

Mauro Masi (Ansa)

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Ci risiamo, è tornato Santoro e subito ha scatenato una tempesta in un bicchier d'acqua. Forse non era una vera tempesta, forse non era nemmeno acqua e forse il bicchiere era quello della staffa, ma insomma l'ardita metafora dei bicchieri con cui Santoro ha imbastito la predica per il suo ritorno in video non era delle più lucide. In passato ha fatto di meglio: "La cosa più importante a cui dovremmo tendere è che nei negozi ci siano bicchieri di tutti i tipi, sennò saremmo in un regime comunista... Viene qualcuno che vi dice i bicchieri che producete possono essere messi in commercio solo se hanno il marchio "libertà" ma devono averlo ex ante. Che gli direste? Gli direste: ma vaffanbicchiere!".

Eppure Michele Santoro dovrebbe accendere un cero a Mauro Masi. La testardaggine con cui il direttore generale della Rai vuol chiudere la bocca al conduttore ottiene ogni volta l'effetto contrario, quello di trasformare Santoro in un martire. Che ha buon gioco a gridare al mobbing, a scaldare gli animi del "suo" popolo ("Berlusconi non sopporta molto quelli che gli stanno in piedi davanti, come Gianfranco Fini"), a ricordare gli utili che fa guadagnare all'azienda. Quello tra Santoro e Masi è uno scontro fra due megalomani: l'uno si crede l'incarnazione della libertà d'espressione, l'altro, che fino a poco tempo fa non sapeva nulla di tv, il padrone assoluto del Servizio pubblico; l'uno fa arrabbiare i partiti di governo ("So che vi sto antipatico"), l'altro per non essere da meno, fa arrabbiare l'opposizione (che lo ritiene un liberticida) e la maggioranza (che lo ritiene incapace di far fuori i Ruffini, i Santoro, le Dandini... Massì, forse lo scalpo della Dandini se lo porta a casa).

Si discuteva del caso Fini e di altro. Vari ospiti politici (Bocchino, Castelli, Di Pietro) e un grande assente, il signor Contraddittorio. Che è l'ultima fissa di Masi: "Annozero andrà in onda se rispetterà il contraddittorio". Quanto a Travaglio "il suo spazio, così come strutturato, non consente un adeguato contraddittorio". Ma cos'è questo contraddittorio? Il nuovo format della democrazia? Il "tin" e il "ten" del suono dei bicchieri trasferito nel confronto politico? Di solito, in tv, il contraddittorio si risolve in liti, urla, insulti, in una squallida parodia del pluralismo. Ogni programma ha diritto di strutturarsi secondo un progetto retorico e drammaturgico: a Santoro si oppone un altro Santoro, punto e basta. Il contraddittorio è un principio fondamentale della giustizia (audiatur et altera pars, si ascolti anche l'altra parte) non della tv. Il vero timore è che la Rai stia affogando in un bicchiere della più bell'acqua.

Aldo Grasso

24 settembre 2010

 

 

 

 

2010-09-23

CONTRATTI RAI

Manca il numero legale,

slitta la decisione sulla Dandini

Assenti i 5 consiglieri vicini alla maggioranza. Stop anche alla fiction Anita, prodotta dalla moglie di Bocchino

CONTRATTI RAI

Manca il numero legale,

slitta la decisione sulla Dandini

Assenti i 5 consiglieri vicini alla maggioranza. Stop anche alla fiction Anita, prodotta dalla moglie di Bocchino

Serena Dandini (Newpress)

Serena Dandini (Newpress)

MILANO - Rinviata la decisione sui contratti dei programmi Rai Parla con me e Anita. Nella seduta odierna del Cda di Viale Mazzini, infatti, è mancato il numero legale a causa dell'assenza dei cinque consiglieri vicini alla maggioranza parlamentare (Verro, Rositani, Gorla, Petroni, Bianchi Clerici).. Sul tavolo c'erano il programma condotto da Elena Dandini e la serie prodotta dalla Goodtime di Gabriella Buontempo (moglie di Italo Bocchino) e Massimo Martino. Il Cda è stato rinviato a martedì.

"SENZA CONTRATTO NON POSSIAMO ANDARE IN ONDA" - "Senza contratto non possiamo andare in onda": così la redazione di Parla con me commenta il mancato via libera del contratto, con il Cda saltato per l’assenza dei consiglieri di centrodestra. Ora si attende un pronunciamento dell’azienda, "per capire se vogliono o meno il programma. Ma è chiaro che così non possiamo andare in onda". Parla con me’ dovrebbe partire martedì prossimo e lunedì era prevista la conferenza stampa di presentazione del programma.

Redazione online

23 settembre 2010

 

 

 

 

la prima puntata si intitolerà "scacco al premier"

Torna Annozero, Santoro contro Masi

"Non accetteremo ingerenze esterne"

Il conduttore: "La mia autonomia garantita dal contratto". Sulla presenza di Travaglio è scontro Pdl-Idv

la prima puntata si intitolerà "scacco al premier"

Torna Annozero, Santoro contro Masi

"Non accetteremo ingerenze esterne"

Il conduttore: "La mia autonomia garantita dal contratto". Sulla presenza di Travaglio è scontro Pdl-Idv

ROMA - "Nonostante le difficoltà, saremo regolarmente in onda". Michele Santoro presenta la nuova stagione di "Annozero", al via giovedì su RaiDue con una puntata intitolata 'Scacco al premier' (invece che i "Ribaltonisti"). In studio ci saranno Italo Bocchino, capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, Roberto Castelli della Lega Nord e il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro. In conferenza stampa, però, lo stesso Santoro ribadisce i problemi incontrati durante la preparazione della trasmissione: "Le troupe ci sono state date solo una settimana fa, mentre normalmente servirebbe un mese. Il contratto del mio collaboratore Formigli è stato firmato solo ieri. Vauro invece con grande senso di responsabilità ha deciso di accettare le condizioni del contratto dell'anno scorso. In studio ci sarà anche Travaglio, che non è un ospite ma un elemento inscindibile del programma. Non abbiamo notizia di problemi sul suo contratto che però non è stato ancora firmato. Basterebbe fargli siglare l'accordo dell'anno scorso". Santoro non ha dubbi: "È mobbing. Non possiamo essere sottoposti a questo".

CIRCOLARI MASI - A proposito delle ultime circolari inviate dal direttore generale Mauro Masi (conduttori imparziali, contraddittorio nei talk show, stop agli applausi del pubblico), Santoro replica secco: "Non accettiamo ingerenze esterne, perché la libertà di espressione è un diritto garantito dalla nostra Costituzione e la mia autonomia è garantita dal contratto che ho con la Rai". "Mi rifiuterò di applicare qualsiasi tentativo di limitare la libertà di espressione - aggiunge Santoro - io non ho paura, questo potrebbe essere il titolo della puntata, ma sarà senza dubbio il tema del mio intervento in apertura".

POLEMICA SU TRAVAGLIO - Intanto, scoppia una nuova polemica sulla presenza in trasmissione di Travaglio. "È incredibile che ad Annozero possa parlare, senza contraddittorio, dai 5 ai 7 minuti - dichiara in una nota il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. - Dedichiamo questo rilievo a coloro i quali presentano mozioni alla Camera sulla presunta mancanza di pluralismo di alcuni telegiornali". "Ad essere incredibile non è il fatto che Travaglio non abbia un contraddittorio - afferma il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando - ma che il giornalista ancora non abbia un contratto ad un giorno dalla messa in onda di una delle trasmissioni più seguite della Rai".

MASI: RISPETTARE IL CONTRADDITTORIO - In serata, arriva la presa di posizione dello stesso Masi: "Tutti i programmi devono rispettare il contraddittorio - ribadisce il dg davanti alla Commissione di Vigilanza - e questa rimane una questione ancora aperta. Per questo Annozero andrà in onda se rispetterà il contraddittorio". Quanto a Travaglio "il suo spazio, così come strutturato, non consente un adeguato contraddittorio".

Redazione online

22 settembre 2010(ultima modifica: 23 settembre 2010)

2010-09-20

[Esplora il significato del termine: gli spot partiranno solo stasera. intanto sul web impazza il video del vignettista "Annozero" torna , Santoro: "E’ un programma che appartiene al pubblico" In onda su Rai2 a partire dal 23 settembre: ancora in forse i contratti di Travaglio e Vauro gli spot partiranno solo stasera. intanto sul web impazza il video del vignettista "Annozero" torna , Santoro: "E’ un programma che appartiene al pubblico" In onda su Rai2 a partire dal 23 settembre: ancora in forse i contratti di Travaglio e Vauro MILANO - I contratti di Travaglio e Vauro sono ancora in forse. Lo spot ufficiale della trasmissione parte solo stasera. Ma la trasmissione, come ogni anno, si farà. Torna "Annozero la trasmissione condotta da Michele Santoro, giovedì 23 settembre alle 21 su Raidue. E come annuncia la convocazione della conferenza stampa in programma in Rai mercoledì prossimo, il programma manterrà il suo titolo originario. L’APPELLO DI SANTORO - Ma intanto Michele Santoro, che una settimana fa aveva lanciato l’allarme sui "ritardi importanti nel predisporre la macchina del programma", oggi tramite il sito della trasmissione ringrazia il pubblico per la risposta "come sempre straordinaria ed entusiasta". E aggiunge: "Centinaia di migliaia di persone si stanno attivando sul web per un gigantesco passaparola che ridicolizza qualsiasi tentativo censorio e ritardo burocratico. Se giovedì 23 settembre alle 21 troveremo il nostro pubblico ad aspettarci come ogni anno, senza che per "Annozero" siano andati in onda gli spot come per Porta a Porta o Ballarò, sarà solo perchè‚ voi avrete vinto ancora una volta: se un programma appartiene veramente al pubblico non è facile decidere per decreto di farlo morire". "Si fa un gran parlare di regole, circolari e catechismi - aggiunge Santoro -; e siccome stiamo celebrando l’unità d’Italia vorrei ricordare a tutti come Camillo Benso di Cavour rispondeva a chi gli chiedeva quale legge si dovesse fare per impedire gli abusi dell’informazione: ] gli spot partiranno solo stasera. intanto sul web impazza il video del vignettista

"Annozero" torna , Santoro: "E' un programma che appartiene al pubblico"

In onda su Rai2 a partire dal 23 settembre: ancora in forse i contratti di Travaglio e Vauro

gli spot partiranno solo stasera. intanto sul web impazza il video del vignettista

"Annozero" torna , Santoro: "E' un programma che appartiene al pubblico"

In onda su Rai2 a partire dal 23 settembre: ancora in forse i contratti di Travaglio e Vauro

MILANO - I contratti di Travaglio e Vauro sono ancora in forse. Lo spot ufficiale della trasmissione parte solo stasera. Ma la trasmissione, come ogni anno, si farà. Torna "Annozero la trasmissione condotta da Michele Santoro, giovedì 23 settembre alle 21 su Raidue. E come annuncia la convocazione della conferenza stampa in programma in Rai mercoledì prossimo, il programma manterrà il suo titolo originario.

L'APPELLO DI SANTORO - Ma intanto Michele Santoro, che una settimana fa aveva lanciato l'allarme sui "ritardi importanti nel predisporre la macchina del programma", oggi tramite il sito della trasmissione ringrazia il pubblico per la risposta "come sempre straordinaria ed entusiasta". E aggiunge: "Centinaia di migliaia di persone si stanno attivando sul web per un gigantesco passaparola che ridicolizza qualsiasi tentativo censorio e ritardo burocratico. Se giovedì 23 settembre alle 21 troveremo il nostro pubblico ad aspettarci come ogni anno, senza che per "Annozero" siano andati in onda gli spot come per Porta a Porta o Ballarò, sarà solo perchè‚ voi avrete vinto ancora una volta: se un programma appartiene veramente al pubblico non è facile decidere per decreto di farlo morire". "Si fa un gran parlare di regole, circolari e catechismi - aggiunge Santoro -; e siccome stiamo celebrando l'unità d'Italia vorrei ricordare a tutti come Camillo Benso di Cavour rispondeva a chi gli chiedeva quale legge si dovesse fare per impedire gli abusi dell'informazione: "La legge migliore è nessuna legge". E 150 anni dopo c'è chi vorrebbe dimenticare Cavour per tornare al "visto si stampi, al timbro preventivo". C'è troppo silenzio su questo, come sempre quando nel nostro Paese si parla di libertà. Voi però non state zitti - prosegue il giornalista -: su You Tube circolano tanti spot spontanei che annunciano la partenza di Annozero; e chi vuole può adoperarli. Io però manderò a tutti i miei amici quello con Vauro protagonista. S'intitola "Odissea nello spazio". Diffondetelo anche voi! Un abbraccio".

LO SPOT DI VAURO - Nello spot Vauro si aggira tra la gente a Campo dei Fiori con alcune sue vignette che ritraggono Santoro, Travaglio, Ruotolo, tutti personaggi "schedati" e scomparsi dalla circolazione. "Li avete visti?", chiede ripetutamente ai passanti. Poi, sotto la statua di Giordano Bruno che campeggia al centro della storica piazza romana, Vauro alza gli occhi al cielo e grida "Michele! Scendi! Comincia Annozero, giovedì 23 alle 21!". Lo spot - accompagnato dalla celebre colonna sonora di "Odissea nello spazio" - si chiude con una vignetta che vede come protagonista un Santoro-astronauta mentre volteggia nello "spazio Santoro".

Redazione online

20 settembre 2010

 

 

 

2010-09-19

Una giornata a Saxa Rubra L'ultima sfida sul notiziario di 60 secondi: il sindacato dice no

Tensioni, accuse e delazioni: Tg1 spaccato Minzolini non arretra: abbiamo un'anima

Raccolta di firme a sostegno della linea del direttore. Ma chi è stato estromesso dal video è già pronto a fare causa

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Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini (Eidon)

Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini (Eidon)

ROMA - Arriva la notizia che il Tg1 delle 20 di giovedì ha fatto il 23,60% di share. Non è una buona notizia. Altri telespettatori in meno. Altre polemiche fuori e dentro questo corridoio lungo, sempre con questo tanfo di chiuso, le luci al neon anche se fuori c'è il sole, l'ascensore che si apre, quelli che non si salutano, quelli che escono, sbuffano, scuotono la testa, voltano a sinistra, superano la macchinetta automatica del caffè e finiscono qui, dietro l'angolo, davanti alla bacheca. A contare le firme.

C'è un documento con cui si chiede la convocazione di un'assemblea al Comitato di redazione, ritenuto colpevole di aver criticato la decisione aziendale di sostituire il Tg1 di mezza sera con un'edizione flash di 60 secondi. Un'innovazione su cui Augusto Minzolini, il direttore, punta molto. Per questo c'è rimasto male. E per questo, raccontano, Stefano Campagna - il giornalista con il pizzetto che si occupa di previsioni metereologiche e perciò detto "il meteorino", membro dell'esecutivo Usigrai, eletto nella lista vicina ad An - ha iniziato a raccogliere le firme.Siamo a quota 70, su 169 redattori. Per ora. È una conta estenuante. La cui brutale lettura politica è questa: chi firma sta con Minzolini. Gli esprime solidarietà. È uno dei suoi.

Ti prendono in un angolo, e ti fanno l'elenco di quelli che sono andati alla bacheca con la penna: i quattro vicedirettori (Ferragni, Petruni, Sangiuliano e Fico); i caporedattori: Giorgino, Gaudenzi, Maggioni, Manzione, Sgura. E poi quasi tutti i conduttori e poi gli altri, tutti quelli che nella direzione Minzolini credono e, in qualche modo, si riconoscono. "Alla fine dovremmo arrivare a una novantina di firme". Che sarebbero tante: se si considera che furono 95 quelle apposte nella lettera di solidarietà a Minzolini fatta circolare lo scorso inverno, nei giorni che seguirono il cosiddetto "caso Mills" (il 26 febbraio il Tg1 parlò nei titoli di "assoluzione", e non di "prescrizione", scatenando così un memorabile putiferio).

Alla riunione di redazione in cui si prepara l'edizione delle 20, l'aria si sarebbe potuta affettare. Alessandro Gaeta si volta e fa: "Quello che non capisco è perché in un momento in cui c'è una crisi di ascolti, ci si debba concentrare su una raccolta di firme, piuttosto che, come sarebbe logico, sul prodotto". Alessandro Gaeta è in Rai da 23 anni, e da 14 al Tg1: hanno deciso debba essere lui l'unico rappresentante del Comitato di redazione a parlare. Del resto qui si parla a fatica. L'azienda ha vietato ai giornalisti di rilasciare dichiarazioni. C'è un tasso di rancore che toglie il fiato. Volti e firme come Tiziana Ferrario e Paolo Di Giannantonio, dopo essere stati accantonati da Minzolini, stanno valutando l'ipotesi di fare causa. Bruno Mobrici, la causa l'ha già avviata. Massimo De Strobel (ex storico caporedattore centrale) entro la fine del mese chiederà alla Commissione di conciliazione sia il reintegro che i danni. Maria Luisa Busi, secondo gli esperti di certo la più brava conduttrice del Tg1, osserva ormai la scena da RaiTre, dove condurrà, dal prossimo ottobre, un programma dal titolo "Articolo 3".

Liberamente possono parlare solo il direttore e i suoi vice. Come Gennaro Sangiuliano, ex direttore del Roma, ex vicedirettore di Libero, anticomunista convinto, studioso di Friedrich Nietzsche, scrittore: capace di fare un tigì un po' meno leggero di certi in cui c'è l'inviato di punta, Massimo Mignanelli, che informa sul nuovo gelato al peperoncino. "Vuoi la verità? Potremmo fare certamente ascolti superiori, va bene... e però di una cosa bisogna tener conto: stiamo attraversando una rivoluzione dell'informazione".

Minzolini, quindi la colpa è... "Ascoltami. Su una strada prima c'erano sette negozi, oggi ce ne sono settanta. È chiaro che i clienti si sono un po' divisi". Sì, ma non basta. Voi siete il Tg1: magari hai esagerato dando al tuo tiggì una linea editoriale molto marcata, molto filogovernativa. "No, scusa, è il contrario: ho fatto benissimo. Pensa se non avessi portato il tigì al centro, Mentana ci avrebbe sbranato. Invece Mentana a noi non ci sfiora e io sto lì, a dare le carte...". Vuoi dire che a questo punto dobbiamo vederti per forza? "Beh, secondo me, sì. Abbiamo un'anima, un cuore, una faccia". Eppure giovedì siete scesi al 23,60%. "E allora?". Alcuni dei tuoi dicono che è un tonfo. "Ora ti spiego un paio di cosette. Allora: tanto per cominciare l'altra sera avevamo contro le partite. Giocavano il Napoli e il Palermo, che sono nostre piazze d'ascolto. E poi comunque è il concetto di tonfo che non funziona. Perché di tonfi veri, il Tg1, ne ha fatti altri in passato". Tipo? "Il 22-8-2004, con una concorrenza ridottissima, scese al 19,72... e poi, non so: il 16-8-2009, per il Palio di Siena, al 19,29... In ogni caso, dammi retta, un tigì non si misura mai sul dato di un giorno, ma su un periodo". Sento che stai per darmi un dato positivo. "E certo!... Eccolo: dal primo gennaio del 2010 al 15 settembre scorso abbiamo sempre vinto il duello con il Tg5. Sempre. Una performance, fammi usare sto' termine, va', che non avveniva dal 1998. Ora, di fronte a un dato del genere, ci sarebbe da stappare qualche bottiglione di champagne, sì o no?".

Fabrizio Roncone

18 settembre 2010(ultima modifica: 19 settembre 2010)

 

 

 

2010-09-18

Una giornata a Saxa Rubra L'ultima sfida sul notiziario di 60 secondi: il sindacato dice no

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ROMA - Arriva la notizia che il Tg1 delle 20 di giovedì ha fatto il 23,60% di share. Non è una buona notizia. Altri telespettatori in meno. Altre polemiche fuori e dentro questo corridoio lungo, sempre con questo tanfo di chiuso, le luci al neon anche se fuori c'è il sole, l'ascensore che si apre, quelli che non si salutano, quelli che escono, sbuffano, scuotono la testa, voltano a sinistra, superano la macchinetta automatica del caffè e finiscono qui, dietro l'angolo, davanti alla bacheca. A contare le firme.

C'è un documento con cui si chiede la convocazione di un'assemblea al Comitato di redazione, ritenuto colpevole di aver criticato la decisione aziendale di sostituire il Tg1 di mezza sera con un'edizione flash di 60 secondi. Un'innovazione su cui Augusto Minzolini, il direttore, punta molto. Per questo c'è rimasto male. E per questo, raccontano, Stefano Campagna - il giornalista con il pizzetto che si occupa di previsioni metereologiche e perciò detto "il meteorino", membro dell'esecutivo Usigrai, eletto nella lista vicina ad An - ha iniziato a raccogliere le firme.Siamo a quota 70, su 169 redattori. Per ora. È una conta estenuante. La cui brutale lettura politica è questa: chi firma sta con Minzolini. Gli esprime solidarietà. È uno dei suoi.

Ti prendono in un angolo, e ti fanno l'elenco di quelli che sono andati alla bacheca con la penna: i quattro vicedirettori (Ferragni, Petruni, Sangiuliano e Fico); i caporedattori: Giorgino, Gaudenzi, Maggioni, Manzione, Sgura. E poi quasi tutti i conduttori e poi gli altri, tutti quelli che nella direzione Minzolini credono e, in qualche modo, si riconoscono. "Alla fine dovremmo arrivare a una novantina di firme". Che sarebbero tante: se si considera che furono 95 quelle apposte nella lettera di solidarietà a Minzolini fatta circolare lo scorso inverno, nei giorni che seguirono il cosiddetto "caso Mills" (il 26 febbraio il Tg1 parlò nei titoli di "assoluzione", e non di "prescrizione", scatenando così un memorabile putiferio).

Alla riunione di redazione in cui si prepara l'edizione delle 20, l'aria si sarebbe potuta affettare. Alessandro Gaeta si volta e fa: "Quello che non capisco è perché in un momento in cui c'è una crisi di ascolti, ci si debba concentrare su una raccolta di firme, piuttosto che, come sarebbe logico, sul prodotto". Alessandro Gaeta è in Rai da 23 anni, e da 14 al Tg1: hanno deciso debba essere lui l'unico rappresentante del Comitato di redazione a parlare. Del resto qui si parla a fatica. L'azienda ha vietato ai giornalisti di rilasciare dichiarazioni. C'è un tasso di rancore che toglie il fiato. Volti e firme come Tiziana Ferrario e Paolo Di Giannantonio, dopo essere stati accantonati da Minzolini, stanno valutando l'ipotesi di fare causa. Bruno Mobrici, la causa l'ha già avviata. Massimo De Strobel (ex storico caporedattore centrale) entro la fine del mese chiederà alla Commissione di conciliazione sia il reintegro che i danni. Maria Luisa Busi, secondo gli esperti di certo la più brava conduttrice del Tg1, osserva ormai la scena da RaiTre, dove condurrà, dal prossimo ottobre, un programma dal titolo "Articolo 3".

Liberamente possono parlare solo il direttore e i suoi vice. Come Gennaro Sangiuliano, ex direttore del Roma, ex vicedirettore di Libero, anticomunista convinto, studioso di Friedrich Nietzsche, scrittore: capace di fare un tigì un po' meno leggero di certi in cui c'è l'inviato di punta, Massimo Mignanelli, che informa sul nuovo gelato al peperoncino. "Vuoi la verità? Potremmo fare certamente ascolti superiori, va bene... e però di una cosa bisogna tener conto: stiamo attraversando una rivoluzione dell'informazione".

Minzolini, quindi la colpa è... "Ascoltami. Su una strada prima c'erano sette negozi, oggi ce ne sono settanta. È chiaro che i clienti si sono un po' divisi". Sì, ma non basta. Voi siete il Tg1: magari hai esagerato dando al tuo tiggì una linea editoriale molto marcata, molto filogovernativa. "No, scusa, è il contrario: ho fatto benissimo. Pensa se non avessi portato il tigì al centro, Mentana ci avrebbe sbranato. Invece Mentana a noi non ci sfiora e io sto lì, a dare le carte...". Vuoi dire che a questo punto dobbiamo vederti per forza? "Beh, secondo me, sì. Abbiamo un'anima, un cuore, una faccia". Eppure giovedì siete scesi al 23,60%. "E allora?". Alcuni dei tuoi dicono che è un tonfo. "Ora ti spiego un paio di cosette. Allora: tanto per cominciare l'altra sera avevamo contro le partite. Giocavano il Napoli e il Palermo, che sono nostre piazze d'ascolto. E poi comunque è il concetto di tonfo che non funziona. Perché di tonfi veri, il Tg1, ne ha fatti altri in passato". Tipo? "Il 22-8-2004, con una concorrenza ridottissima, scese al 19,72... e poi, non so: il 16-8-2009, per il Palio di Siena, al 19,29... In ogni caso, dammi retta, un tigì non si misura mai sul dato di un giorno, ma su un periodo". Sento che stai per darmi un dato positivo. "E certo!... Eccolo: dal primo gennaio del 2010 al 15 settembre scorso abbiamo sempre vinto il duello con il Tg5. Sempre. Una performance, fammi usare sto' termine, va', che non avveniva dal 1998. Ora, di fronte a un dato del genere, ci sarebbe da stappare qualche bottiglione di champagne, sì o no?".

Fabrizio Roncone

18 settembre 2010

 

 

 

 

2010-09-16

Rai, codice Masi sui talk show Giornalisti in rivolta, viene stoppato

Quelle direttive, del direttore generale Rai Mauro Masi, volevano mettere sotto controllo i talk show, perfino gli applausi. Hanno scatenato la rivolta dei cdr, cioè delle rappresentanze sindacali dei giornalisti. Non sono passate. Anzi, il Cda il Cda della Rai ha dato mandato al direttore generale Mauro Masi per garantire l'applicazione delle norme esistenti in Rai in fatto di pluralismo, completezza e contraddittorio nell'informazione del servizio pubblico. Lo si apprende da fonti di viale Mazzini. La riunione del Cda era iniziata in mattinata. Tra i temi sul tavolo, oltre ad alcuni contratti, il capitolo sui programmi di approfondimento e alle recenti direttive del dg, oltre all'informazione fornita dai radio e telegiornali. Il tentativo, che si può tranquillamente definire una forma di "censura preventiva", è stato fermato anzitempo. I consiglieri non lo hanno neanche voluto considerare. E anche nelle forze di maggioranza c'è chi si era detto perplesso, per queste norme.

GIORNALISTI IN RIVOLTA

"Dalla Direzione Generale scelte estemporanee e senza progetto che hanno effetti devastanti sull'offerta informativa del servizio pubblico e sulla qualità del prodotto". È quanto si legge in un documento dell'assemblea dei CdR delle testate Rai, approvato con 56 voti a favore, 1 contrario e 4 astenuti su 61 presenze, al termine della riunione tenutasi oggi. "L'Assemblea dei Cdr -si legge nel documento - dà mandato all'esecutivo di valutare, sulla base dell'esito di una illustrazione più dettagliata del piano industriale e degli atti di gestione delle prossime settimane, l'operato del Direttore Generale Masi, sottoponendolo - se del caso - a un inedito voto di fiducia".

"L'Assemblea dei Cdr -prosegue la nota- valuta negativamente l'assenza di difesa da parte del Direttore della Tgr Maccari di quell'immenso patrimonio costituito dall'informazione regionale e dà mandato all'Esecutivo di richiedere la ripresentazione del piano editoriale se la terza edizione non dovesse permanere nell'attuale collocazione su Raitre e se non si trovasse una idonea soluzione per Neapolis, Buongiorno Europa e per le produzioni di Raimed in Sicilia. Va da sè infatti che il piano editoriale votato nei mesi scorsi risultarebbe in questo caso svuotato di ogni contenuto".

"L'Assemblea, inoltre, lancia l'allarme per la forte caduta degli ascolti del Tg1 e per il danno arrecato all'azienda. Crollo degli ascolti che, lungi dall'essere determinato dalla professionalità dei colleghi della testata, è imputabile all'abbassamento della qualità e alla mancanza di pluralismo impresso dall'attuale Direttore", prosegue il documento. "Preoccupa inoltre -si legge ancora nel lungo documento - il taglio di 80 minuti a settimana al Tg2, avvenuto senza nessun confronto sindacale e senza nessuna compensazione in termini di spazi di informazione o di una migliore collocazione di Dossier, relegato in un orario penalizzante. Tutto questo mentre il processo di digitalizzazione, iniziato quasi 3 anni fa, segna ancora il passo".

L'assemblea giudica inoltre "grave il silenzio sul futuro e sui progetti per Rainews: il canale all news è e deve essere la dorsale per lo sviluppo dell'informazione nella transizione al digitale" e per il sindacato è "da rigettare qualunque ipotesi di snaturamento del ruolo di all news. E ancora: "L'Assemblea dei Cdr denuncia una costante indebolimento del quadro delle regole. A partire da Direzioni di testata vacanti, ai trasferimenti e distacchi disposti senza la dovuta informativa ai Comitati di Redazione, ai demansionamenti". Per questo, conclude il documento, "l'assemblea dà mandato all'Esecutivo di preparare un dettagliato dossier sulle violazioni di cui chiediamo conto all'Azienda, cominciare dalle variazioni di palinsesto approvate senza un confronto sindacale".

15 settembre 2010

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2010-11-30

 

 

 

 

2010-11-28

TELEVISIONE

Rai, Vespa farà l'anti-Fazio

"Da me i malati in coma da anni"

Appello del Papa a media e politici: difendete la vita

di ANTONIO FRASCHILLA e LEANDRO PALESTINI

Rai, Vespa farà l'anti-Fazio "Da me i malati in coma da anni" Bruno Vespa

ROMA - Sarà Bruno Vespa l'anti-Fazio. Nel giorno in cui il Papa lancia un appello ai media per una "maggiore sensibilità ai temi della vita" e mentre continuano le polemiche per il no del conduttore di Vieni via con me alla replica dei pro-life, Vespa annuncia una puntata di Porta a porta sul tema. Intanto i movimenti per la vita ieri sono stati ospitati al Tg1 delle 20 e oggi pomeriggio il direttore di Avvenire Marco Tarquinio sarà ospite all'Arena di Massimo Giletti su Rai Uno. "Racconteremo le storie di persone in stato vegetativo, non ci sarà alcun commento di politici o esperti, daremo voce a chi non l'ha avuta in altre trasmissioni", precisa Vespa, intenzionato ad andare in onda con lo speciale tra mercoledì e giovedì.

Ieri anche il Papa ha lanciato un appello ai media: "Esorto i protagonisti della politica e della comunicazione a fare quanto possibile per promuovere una cultura rispettosa della vita", dice Benedetto XVI. La parole del Pontefice rinfocolano le polemiche sulla trasmissione di Fazio e Saviano: "La vita e la morte sono temi ultimi e vanno continuamente riproposti", dice il presidente del pontificio Consiglio della cultura, Gianfranco Ravasi. "Fazio e Saviano sono forti con i deboli e deboli con i forti", aggiunge il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini. "Anche Fini e Bersani chiedano spazio ai movimenti per la vita", continua il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella.

In Rai intanto scoppia un altro caso per una trasmissione

che dovrebbe condurre Vittorio Sgarbi: "Darò la parola a quelle persone che non hanno potuto farlo da Fazio", dice il critico d'arte, che sostiene di aver avuto il via libera dal direttore generale Mauro Masi. La direzione però parla soltanto di un "dialogo avviato". L'annuncio di Sgarbi alza la tensione in una Rai dove si sussurra di tagli ai programmi per far quadrare i conti. La redazione del Tg1 assicura che "si opporrà con forza alle ventilate chiusure di Tv7 e Speciale Tg1". Chiusure smentite dal direttore Augusto Minzolini.

(28 novembre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

2010-11-11

TELEVISIONE

Fazio-Saviano senza precedenti

oltre 9 milioni e il 30% di share

La seconda puntata di "Vieni via con me" ha battuto ampiamente i record registrati la scorsa settimana. Picchi superiori ai dieci milioni durante il primo intervento dello scrittore e quando Bersani e Fini hanno elencato i valori di destra e sinistra. Ruffini: "Mancava come l'aria". Art. 21: "È un buon giorno per le dimissioni di Masi"

Fazio-Saviano senza precedenti oltre 9 milioni e il 30% di share Gianfranco Fini e Fabio Fazio

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ROMA - Contro ogni aspettativa, la seconda puntata 1 di Vieni via con me, in onda ieri in prima serata su RaiTre, ha battuto i record registrati la scorsa settimana. Nove milioni e 31 mila telespettatori, pari al 30,21 per cento di share, hanno seguito il programma, che ha registrato quasi 20 milioni di contatti. Picchi degli ascolti con quasi dieci milioni e mezzo di spettatori durante il primo intervento di Saviano e nel corso delle brevi partecipazioni di Bersani e Fini che hanno elencato i valori della destra e della sinistra 2. Nel corso della puntata Beppino Englaro e Mina Welby hanno parlato di diritto alla vita e alla morte tra un monologo di Paolo Rossi e Antonio Albanese che ha letto il "battesimo di mafia" e ha tenuto un comizio di Cetto Laqualunque. La parte musicale è stata affidata a Cristiano De André e Ligabue, mentre i fratelli Toni e Peppe Servillo hanno eseguito insieme il brano di Paolo Conte che dà il titolo al programma. Immediate le polemiche politiche 3 contro l'intervento di Saviano sui rapporti tra 'ndrangheta e Lega, mentre arrivano da più parti i riconoscimenti per il successo ottenuto: il direttore di RaiTre parla di un programma che "mancava come l'aria", il finiano Bocchino dichiara che "un'altra tv è possibile" e persino il vice presidente di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi, si congratula: "Bel risultato, complimenti alla Rai".

VIDEO: Fini 4 / Bersani 5

Superati i record della prima puntata. Invece di subire il calo fisiologico che in molti si aspettavano dopo il boom della prima puntata 6 con il lungo show di Roberto Benigni, il programma ha incrementato il suo ascolto, nonostante il Grande Fratello 11 su Canale 5 (5.205.000 telespettatori con il 20,38 per cento di share) e la concorrenza in casa con la replica di Montalbano su RaiUno (3.999.000 telespettatori con il 12,56 per cento di share). Già lunedì scorso era stato stabilito il record storico di ascolti per RaiTre, ampiamente superato dai risultati di ieri: una settimana fa lo share era stato del 25,48 per cento con 7 milioni 623mila spettatori, con picchi superiori a 9 milioni 300mila spettatori e al 32 per cento di share e oltre 18 milioni di contatti. La puntata di ieri ha registrato picchi superiori a 10.400.000 spettatori (10.430.000 alle 21.46) e al 40 per cento di share (40,61 per cento alle 23.27). I contatti sono stati quasi 20 milioni (19.983.000), con una permanenza record del 45,20 per cento. Si conferma l'attenzione del pubblico giovane e laureato: tra i 15 e i 24 anni e tra i 25 e i 34 anni il programma ha raggiunto e superato il 34 per cento di share (34,07 per cento nel 15-24, 34,24 per cento nel 25-34). Sfiora il 35 per cento di share (34,93 per cento), inoltre, nel target 45-54 anni. Infine, ha superato il 57 per cento di share (57,41 per cento) nel pubblico laureato.

Ruffini: "Mancava come l'aria". Il programma di Fazio e Saviano "mancava come l'aria: è il contrario di una tv che vede il suo punto di riferimento nel diventare luogo dove non si possono esprimere opinioni" commenta il direttore di RaiTre, Paolo Ruffini. "Mi aspettavo comunque un risultato importante perché il programma è bello e meritava questa attenzione". "E' un racconto corale di tante cose che ci riguardano. Saviano non è Mosè che legge le Tavole della legge ma il programma di Fazio e Saviano - conclude il direttore - è un programma che in una società libera deve esserci perché è buona tv. Non è l'unico modo di fare bene televisione ma è il loro modo. Ieri sera ha vinto tutta la Rai perché il risultato di RaiTre è il risultato di tutta l'azienda".

Rizzo Nervo: "Grazie a promoter Masi". "Di fronte a questi numeri qualsiasi polemica è veramente fuori luogo e la Rai non può che ringraziare Saviano, Fazio e Ruffini. Analizzando gli ascolti minuto per minuto è straordinaria e senza precedenti la fedeltà negli ascolti, così come è sorprendente l'interesse dimostrato nel pubblico giovane" afferma il consigliere d'amministrazione della Rai, Nino Rizzo Nervo, che poi sottolinea: "Va dunque ringraziato, e io lo faccio con particolare entusiasmo, anche il direttore generale che ancora una volta si conferma un eccellente promoter delle trasmissioni che vorrebbe impedire. La polemica innestata 7 nei giorni scorsi e il cambio di programmazione di RaiUno sono state una trovata geniale da grande esperto di marketing televisivo. Grazie Masi!", conclude Rizzo Nervo.

Bocchino: "Un'altra tv è possibile". "Il record di ascolti dimostra che nel Paese c'è voglia di buona politica, valori, contenuti e programmi" afferma in una nota il capogruppo alla Camera di Fli, Italo Bocchino, che aggiunge: "Questa televisione sconfessa il modello dominante e la linea del direttore generale Rai e risveglia la coscienza civile degli italiani a partire dai più giovani".

Pardi: "Qualità e cultura pagano". "Se dovessimo applicare il metro berlusconiano del plauso popolare, allora potremmo dire che gli italiani adorano vedere in tv Fazio e Saviano" afferma il capogruppo dell'Italia dei Valori nella Commissione di vigilanza sulle telecomunicazioni, Francesco "Pancho" Pardi. "Sono i numeri a respingere al mittente tutte le critiche insulse e livorose che continuano a brulicare tra i malpancisti. Il successo senza precedenti della trasmissione - sostiene Pardi - dimostra ancora una volta che qualità e cultura pagano, anche in termini economici tanto cari al direttore generale Masi, e restituiscono alla Rai il lustro di tornare a essere una grande istituzione culturale". E l'esponente dell'Idv conclude che "per il futuro della Rai è meglio se Masi se ne torna a casa".

Giulietti: "E' un buon giorno per dimissioni Masi". Oggi "è un buon giorno per le dimissioni di Masi" dice Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. "Non siamo particolarmente appassionati alla guerra dei numeri, ma di fronte ai risultati conquistati con le unghie e con i denti e persino con il gruppo dirigente della propria azienda che remava contro 8, non si possono che ringraziare gli autori di Vieni via con me, RaiTre e tutti quelli che ci hanno regalato una serata di qualità e di impegno civile e gli oltre 9 milioni di italiani che hanno scelto la trasmissione e che, con il loro gesto, hanno dato un segno inequivocabile contro tutti quelli che vorrebbero mettere bavagli e censure a quei programmi che non piacciono al signor padrone del conflitto di interessi".

I complimenti di Pier Silvio Berlusconi. Accetta la sconfitta e fa i complimenti alla Rai Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset. "E' un bel risultato", dice il primogenito del premier. "E' un programma - ha aggiunto a margine di un convegno all'Università Cattolica di Milano - che è andato tanto sui giornali per cui c'è stata tanta pubblicità. Il merito del suo successo comunque va dato tutto alla Rai". Un successo che non dispiacerà comunque al numero due di Mediaset, visto che il programma è prodotto da Endemol, di cui l'azienda del biscione è proprietaria. In realtà, ha precisato Pier Silvio, Vieni via con me "non è esattamente prodotto da Endemol, ma è un programma di cui Endemol ha seguito la produzione".

(16 novembre 2010)

 

VIENI VIA CON ME

Maroni: "Infamie, intervenga Napolitano"

Saviano: "Sono stupito e allarmato"

Il ministro dell'Interno furioso per il monologo dello scrittore, che ha parlato di rapporti tra la 'ndrangheta e la Lega al nord, prima chiede alla Rai di replicare, poi, dopo il diniego dell'azienda, scrive al Cda, al capo dello Stato e ai presidenti di Camera e Senato. L'Idv attacca : "Intollerabile intimidazione a chi vive sotto scorta". Il direttore di Rai3, Ruffini: "Se il ministro vuole ospiteremo un suo video o uno scritto"

Maroni: "Infamie, intervenga Napolitano" Saviano: "Sono stupito e allarmato" Roberto Saviano e Fabio Fazio

* Saviano: ''La Lega che vuole costituzionalizzare le mafie''

video

La polemica Maroni-Saviano

* Fazio-Saviano senza precedenti oltre 9 milioni e il 30% di share

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Fazio-Saviano senza precedenti oltre 9 milioni e il 30% di share

* Destra e sinistra, le liste di Fini e Bersani "C'è bisogno di istituzioni più autorevoli"

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Destra e sinistra, le liste di Fini e Bersani "C'è bisogno di istituzioni più autorevoli"

ROMA - "Come ministro e ancora di più come leghista mi sento offeso e indignato dalle parole infamanti di Roberto Saviano, animate da un evidente pregiudizio contro la Lega". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, commentando il monologo 1 in cui ieri sera nel programma Vieni via con me lo scrittore ha affermato che "al Nord la 'ndrangheta interloquisce con la Lega". "Ho chiesto al Cda della Rai il diritto di replica", ha aggiunto Maroni. "Vorrei un faccia a faccia con lui per vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardandomi negli occhi". Diritto di replica negato dal responsabile del programma Loris Mazzetti invita il ministro a rivolgersi alla magistratura. Pronta la controreplica di Maroni, che a questo punto si appella alle massime cariche dello Stato: "Giro al presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato la questione, se la Rai deciderà di negarmi il diritto di replica a Saviano". Mentre lo scrittore campano si dice "stupito e allarmato" dalle parole di Maroni, e diversi esponenti politici parlano di "intimidazione" da parte del ministro.

La protesta di Maroni. "Chiedo risposta - ha spiegato il ministro - anche a nome dei milioni di leghisti che si sono sentiti indignati dalle insinuazioni gravissime di Saviano e quindi auspico che mi venga concesso lo stesso palcoscenico per replicare ad accuse così infamanti che devono essere smentite". Maroni ha scritto al presidente della commissione vigilanza Sergio Zavoli, ai presidenti del Senato Renato Schifani e della Camera Gianfranco Fini e all'intero Cda della Rai e al direttore di Rai3 Paolo Ruffini. "Chiunque ha diritto di replicare - ha detto Maroni - altrimenti vuol dire che siamo tornati al tribunale della Santa Inquisizione. Non credo che alla Rai si sia arrivati a questo punto, ma non mi stupirei di nulla. Attendo risposta". Nella lettera inviata dopo il diniego di Mazzetti alla replica, Maroni ha scritto: "Come ministro dell'Interno che combatte quotidianamente ogni forma di criminalità organizzata con assoluta determinazione, mi sento profondamente offeso da queste parole e chiedo, pertanto, di poter esercitare il diritto di replica per contestare tali falsità nel corso della prossima puntata del programma".

Le posizioni in Rai. La prima replica arriva da Loris Mazzetti, capostruttura di RaiTre e responsabile del programma: nessun invito per Maroni. "'Vieni via con me' non è intenzionata ad ospitare il ministro dell'Interno", ha detto Mazzetti. "Se noi abbiamo detto cose non vere, cose smentibili, se lo abbiamo ingiuriato o offeso, che si rivolga direttamente alla magistratura", ha concluso. E sull'ipotesi di ospitare altri politici nel programma dopo Fini e Bersani, sollecitata da più parti, Mazzetti ha affermato: "Non lo sappiamo ancora: ci stiamo ragionando". Poi, in serata, è arrivata la presa di posizione del direttore di Rai3 Paolo Ruffini: se il ministro vuole, la trasmissione potrà ospitare un video o uno scritto del responsabile del Viminale. D'accordo con le accuse di Maroni il consigliere di maggioranza Antonio Verro secondo il quale il caso sarà sicuramente argomento di discussione domani in Cda: "Compito del servizio pubblico è garantire il contraddittorio e la completezza dell'informazione. Per questo mi auguro l'azienda accolga la sua richiesta".

La replica dello scrittore a Maroni. "Sono stupito e allarmato dalle parole del ministro Maroni - ha replicato Saviano in una nota - Non capisco di quali infamie parli. Temo che abbia visto un'altra trasmissione. Lo invito a rivederla e riascoltarla: io ho parlato solo di fatti, frutto di un'inchiesta giudiziaria dell'Antimafia di Milano e Reggio Calabria sul nuovo assetto della 'ndrangheta e sulla sua presenza culturale, politica ed economica in Lombardia. Fatti che dovrebbero preoccupare il ministro dell'Interno invece di spingerlo ad accusare chi li denuncia".

Le reazioni del mondo politico. Davide Caparini, parlamentare del Carroccio, ha fatto sapere che per le accuse di Saviano alla Lega è pronto il ricorso all'Agcom. Angelo Ciocca, consigliere regionale della Lega Nord al Pirellone, si è detto "offeso" dalle parole dello scrittore e ha poi aggiunto: "Sto valutando con i miei legali se sporgere querela nei confronti di Roberto Saviano. Ho chiesto di poter visionare il filmato della trasmissione, ma già il consiglio regionale lombardo sta valutando una querela".

A Maroni ha risposto l'Idv: "Nessuno tocchi Saviano - ha detto Leoluca Orlando - Dal ministro arriva un'intollerabile intimidazione ad uno scrittore che vive sotto scorta per la sua denuncia coraggiosa di tutte le mafie. Il ministro dell'Interno, invece di reagire in maniera scomposta, faccia pulizia all'interno del suo partito e cacci i disonesti. Per la carica che ricopre avrebbe l'obbligo morale di elogiare chi predica l'onestà e lotta contro la criminalità". Per Massimo Donadi, presidente del gruppo Idv alla Camera, le accuse di Maroni sono un favore alle cosche: "Un ministro dell'Interno non può permettersi di legittimare, con le sue parole, il clima di omertà sugli affari delle mafie al Nord e sulle collusioni tra criminalità e politica".

"Roberto Saviano ha raccontato a milioni di persone come la grande criminalità abbia messo radici a Nord, come lì cerchi complicità e legami con la politica - ha rilevato Walter Veltroni (Pd) - Le sue parole sono confermate dalle indagini che hanno portato a decine di arresti in Lombardia, come io stesso ho più volte denunciato in questi mesi. La reazione di Maroni è assurda e grave, colpisce una voce libera, un italiano minacciato dalle mafie e costretto a vivere, per quello che dice e che scrive, sotto scorta. A Saviano va la mia solidarietà e l'apprezzamento per le sue parole di denuncia".

Il capogruppo democratico alla Camera, Dario Franceschini, ha commentato la vicenda dicendo che "da oggi Saviano è un simbolo non solo della lotta alla camorra ma anche della libertà di informazione. Noi non lo lasceremo mai solo".

Per Maroni la mafia non esiste? chiedono i Verdi. "Il ministro dell'Interno Maroni rischia di accodarsi a quella lunga lista di persone che dicevano che la mafia non esiste mentre le organizzazioni criminali uccidevano ed investivano fior di miliardi al Nord e a Milano", ha dichiarato il Presidente nazionale Angelo Bonelli.

Dall'Udc il deputato Roberto Rao ha definito pretestuose le polemiche della Lega contro Saviano: "Lo scrittore ha denunciato una realtà già emersa da molte indagini e operazioni condotte in queste ore: la crescente ramificazione delle organizzazioni malavitose nel nord del paese. Il ministro dell'Interno sta facendo un ottimo lavoro nel contrasto alla criminalità organizzata, ma non può pretendere di nascondere una parte di realtà italiana solo perché scomoda per i suoi elettori".

Con Maroni si schierano diversi esponenti del Pdl, dal coordinatore Fabrizio Cicchitto al ministro della Difesa Ignazio La Russa secondo il quale la trasmissione di ieri sera "fa capire che la campagna elettorale è iniziata e che Raitre è schierata". Per il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, "Saviano ha confuso la sua Italia da romanzo con quella che ogni giorno segna veri i trionfi contro la criminalità organizzata".

(16 novembre 2010)

 

 

 

TELEVISIONE

Destra e sinistra, le liste di Fini e Bersani

"C'è bisogno di istituzioni più autorevoli"

Il presidente della Camera e il leader Pd, dopo le polemiche, a "Vieni via con me". Le due visioni del Paese, le loro aspirazioni. Lungo monologo di Saviano sulla 'ndrangheta che "al Nord interloquisce con la Lega". Ospiti Beppino Englaro e Mina Welby. Cicchitto (Pdl): "Programma settario e mediocri comizi"

di ALESSANDRA VITALI

Destra e sinistra, le liste di Fini e Bersani "C'è bisogno di istituzioni più autorevoli" Gianfranco Fini durante il suo intervento

* Saviano: ''La Lega che vuole costituzionalizzare le mafie''

video

La polemica Maroni-Saviano

* Maroni: "Infamie, intervenga Napolitano" Saviano: "Sono stupito e allarmato"

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Maroni: "Infamie, intervenga Napolitano" Saviano: "Sono stupito e allarmato"

* Fazio-Saviano senza precedenti oltre 9 milioni e il 30% di share

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Fazio-Saviano senza precedenti oltre 9 milioni e il 30% di share

ROMA - Nonostante tutto. L'ottimismo di Gianfranco Fini è in quell'espressione pronunciata all'inizio del suo elenco. "E' bello, nonostante tutto, essere italiani". Mentre Bersani dice qualcosa di sinistra: "Guardare il mondo con gli occhi dei più deboli aiuta a realizzare un mondo migliore". Tre minuti e tre minuti, due leader, due idee del Paese mentre del Paese si giocano le sorti: su RaiTre va in onda il programma, ad Arcore c'è il vertice Pdl-Lega dopo l'uscita di Futuro e libertà dal governo 1.

VIDEO: FINI 2 / BERSANI 3

Va in scena il bipolarismo dei valori. E' il momento più atteso, anticipato dalle polemiche, di Vieni via con me. I valori della sinistra e quelli della destra 4, Bersani impacciato ma deciso, Fini disinvolto e rassicurante. Su qualche punto - pur nelle diversità - si sfiorano, gli immigrati che saranno italiani, la necessità, per un governo, "di persone perbene, che è un fatto privato" (Bersani), perché "senza autorevolezza e buon senso delle istituzioni non c'è libertà ma solo anarchia, arroganza e furbizia a discapito dei cittadini" (Fini).

Il risultato non piace al Pdl. Fabrizio Cicchitto, capogruppo del partito alla Camera, dice che il programma è "di un settarismo più unico che raro. Fazio e Saviano hanno fatto dei mediocri comizi senza facoltà di contraddittorio". Né piacciono alla Lega le parole di Saviano sui presunti rapporti fra 'ndrangheta e Carroccio, al Nord. "La rappresentazione scenica dei rituali mafiosi è interessante e suggestiva e rappresenta un'eccezionale novità nella pubblicistica televisiva sul tema mafia - osserva l'eurodeputato leghista Mario Borghezio - peccato che Saviano abbia operato una censura omettendo di rivelare su quali 'icone' giurano i picciotti: le immagini di Mazzini e Garibaldi. La verità è che l'Italia delle mafie ha più o meno gli stessi 'idoli' dell'Italia ufficiale che celebra il 150esimo dell'Unità".

Fabio Fazio e Roberto Saviano riprendono il loro viaggio fra umori e malumori dell'Italia dopo l'esordio 5 di lunedì 8 novembre, record d'ascolti 6 storico per RaiTre. Bersani e Fini di fatto consacrano la "politicità" del programma. Come politiche sono state le polemiche che hanno preceduto questa puntata, dopo l'annuncio della partecipazione dei due leader. Con il direttore generale Rai Mauro Masi che, saputo dell'invito (e delle conferme dei due, per niente intenzionati a rimettersi ai diktat dei vertici di viale Mazzini), aveva intimato, in nome del pluralismo e del contraddittorio, che fossero ospitati anche i leader di Idv, Udc, Lega, Pdl. A Masi risponde Fazio in apertura di programma con "l'elenco dei segretari di partito che, se fossimo una tribuna politica, dovremmo invitare nelle prossime puntate, che pero sono soltanto due": oltre settanta sigle, in alcuni casi sconosciute ai più.

A metà serata tocca a loro. Comincia Bersani. "La sinistra è l'idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti". Poi la Costituzione, "la più bella del mondo", l'economia che "non gira se pochi hanno troppo e troppi hanno poco". Il segretario del Pd parla di lavoro, "è la dignità di una persona, chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto"; di evasione fiscale, di ambiente, del diritto per un figlio di immigrati di essere italiano, di laicità. "Chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza, combattere contro la pena di morte e ogni sopraffazione, contro l'aggressività che ci abita dentro, quella del più forte sul più debole".

Fini spinge sul tasto che più gli è caro, quello del patriottismo. Valori della destra sono far emergere "l'Italia che ha fiducia nel futuro perché ha fiducia in se stessa" ed "essere di destra vuol dire innanzi tutto amare l'Italia, avere fiducia negli italiani, nella loro capacità di sacrificarsi, lavorare onestamente e pensare al futuro dei figli, essere solidali e generosi" come "i nostri militari in Afghanistan, le migliaia di connazionali volontari che aiutano anziani, malati, deboli", "le imprese e le famiglie che danno lavoro a immigrati onesti i cui figli domani saranno anch'essi cittadini italiani perché la patria da tempo non è più soltanto la terra dei padri". Chissà dove sono ora Demir e Suzana, albanesi, sbarcati in Italia nel 1991, i cui pensieri ed emozioni sono in un altro elenco della serata, quello letto da Luciano Ligabue.

La cifra politica del programma non si risolve nell'intervento dei leader di Fli e Pd. E' negli altri elenchi, riflessione o satira. Come la lista delle "cose che non avevamo previsto e invece sono accadute" che l'attore Silvio Orlando legge a inizio puntata. Ad esempio "che dopo trent'anni non si sapesse ancora cos'è successo a Ustica", "che Gheddafi piantasse le tende nel centro di Roma", "che Biagi venisse accusato di fare un uso criminoso della tv". O "che un uomo che voleva mettere il tricolore nel cesso diventasse ministro della Repubblica", "che quelli di sinistra fossero entusiasti prima di Montanelli e poi di Fini", "che la Democrazia cristiana e il Partito comunista si unissero in un solo partito e che, uniti, perdessero tutte le elezioni". Infine "che la nipote di Mubarak non fosse la nipote di Mubarak".

Parte invece dal Quattrocento, Saviano, per parlare dell'attualità. Racconta la leggenda di tre cavalieri fuggiti dalla Spagna per aver lavato col sangue lo stupro di una loro sorella e rifugiatisi sull'isola di Favignana. E lì, in venticinque anni "costruiscono il codice dell'onorata società". E' il mito fondativo delle mafie da cui Saviano prende il via per spiegare come il crimine organizzato sia penetrato nel tessuto del Paese. Don Rafaè ne è una parabola in musica, la canta Cristiano De Andrè. "Gerarchie e stipendi, regole e disciplina", osserva Saviano, sono i tratti distintivi delle mafie. Poi spiega al pubblico come si entra in un'organizzazione e per la prima volta porta in tv il "battesimo" e ne affida la lettura a Antonio Albanese. Dice che "la 'ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega" e ricorda un'intervista a Gianfranco Miglio in cui l'ideologo del Carroccio si definiva a favore del "mantenimento della mafia e della 'ndrangheta". "Insomma - commenta lo scrittore - diceva che le mafie devono essere costituzionalizzate". Contrastare le organizzazioni "è fondamentale - aggiunge - ma ci sono leggi che possono favorirle: con lo scudo fiscale il rischio è che siano i loro capitali a tornare in Italia".

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Poi nel programma fanno irruzione il diritto alla vita e il diritto alla morte. Ci sono Beppino Englaro, il papà di Eluana, e Mina Welby, vedova di Piergiorgio, al centro di un caso mediatico e legale contro l'accanimento terapeutico (fu aiutato a morire nel 2006 da un medico poi prosciolto). Englaro legge l'elenco delle "cose di Eluana che i suoi genitori hanno sempre saputo di lei", dal suo "desiderio di libertà rispetto a quello che lei avvertiva come violenza" al fatto che "mai avrebbe voluto vivere priva di coscienza e mai avrebbe tollerato la continua profanazione del suo corpo": "Noi genitori le abbiamo dato solo voce, se avesse potuto esprimersi lo avrebbe fatto lei". Poi tocca a Mina Welby che legge le cose dette dal marito "nel giorno più bello della sua vita", quello della morte. Welby, ha ricordato Saviano, non ebbe le esequie in chiesa, "a differenza di boss e criminali come Enrico de Pedis, Francisco Franco, Augusto Pinochet". E lei ricorda le parole più dolorose e belle. "Lui mi chiese 'sono stato bene con te, e tu?'. Io risposi: sono stata felice".

(15 novembre 2010)

 

 

TELEVISIONE

I valori di sinistra e destra

di scena a "Vieni via con me"

I valori di sinistra e destra di scena a "Vieni via con me"

Ospiti di Fabio Fazio e Roberto Saviano 1, il presidente della Camera Gianfranco Fini e il segretario del Pd Pierluigi Bersani hanno elencato in tre minuti i valori delle loro parti politiche. Ve li riproponiamo.

BERSANI

"La sinistra è l'idea che se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli puoi fare davvero un mondo migliore per tutti. Abbiamo la più bella Costituzione del mondo. La si difende ogni giorno e il 25 aprile si fa festa". Inoltre "nessuno può stare bene da solo. Stai bene se anche gli altri stanno un po' bene. Se pochi hanno troppo e troppi hanno poco l'economia non gira perché l'ingiustizia fa male all'economia. Ci vuole un mercato che funzioni, senza monopoli, corporazioni e posizioni di dominio. Ma ci sono beni che non si possono affidare al mercato: la salute, l'istruzione, la sicurezza. Il lavoro non è tutto, ma questo può dirlo solo chi il lavoro ce l'ha. Il lavoro è la dignità di una persona. Sempre. E soprattutto quando hai trent'anni e hai paura di passare la vita in panchina. Ma chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto. E allora un'ora di lavoro precario non può costare meno di un'ora di lavoro stabile".

"Chi non paga le tasse mette le mani nelle tasche di chi è più povero di lui. E se 100 euro di un operaio, di un pensionato o di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore, vuole dire che il mondo è capovolto. Davanti a un problema serio di salute non ci può essere né povero né ricco, né calabrese né lombardo né marocchino. L'insegnante che insegue un ragazzo per tenerlo a scuola è l'eroe dei nostri tempi. Indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli". E ancora: "La condizione della donna è la misura della civiltà di un Paese. Calpestarne la vita è l'umiliazione di un Paese".

"Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l'abbiamo trovato perché non abbiamo il diritto di distruggere quello che non è nostro. E l'energia va risparmiata e rinnovata sgombrando la testa da fanta-piani nucleari. Il bambino figlio di immigrati che è nato oggi non è né immigrato né italiano. Dobbiamo dirgli chi è. Lui è un italiano. Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento. Perché un uomo resta un uomo con la sua dignità anche nel momento della sofferenza e del distacco. C'è un modo per difendere la fede di ciascuno, per garantire le convinzioni di ciascuno, per riconoscere la condizione di ciascuno. Questo modo irrinunciabile si chiama laicità. Per guidare un'automobile, che è un fatto pubblico, ci vuole la patente, che è un fatto privato. Per governare, che è un fatto pubblico, bisogna essere persone perbene, che è un fatto privato".

"Infine chi si ritiene di sinistra, chi si ritiene progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace, senza odio e violenza, e deve combattere contro la pena di morte, la tortura e ogni altra sopraffazione fisica o morale. Alla fine, essere progressisti significa combattere l'aggressività che ci abita dentro; quella del più forte sul più debole, dell'uomo sulla donna, di chi ha potere su chi non ne ha. E' prendere la parte di chi ha meno forza e meno voce".

FINI

"Per la destra è bello, nonostante tutto, essere italiani perché è un piccolo privilegio, a Milano come a Palermo la nostra patria ha un patrimonio paesaggistico e culturale che il mondo ci invidia. Anche per questo, anche nel 2010, essere di destra vuol dire innanzi tutto amare l'Italia, avere fiducia negli italiani, nella loro capacità di sacrificarsi, di lavorare onestamente e pensare senza egoismi al futuro dei propri figli, di essere solidali e generosi, perché per la destra sono generosi innanzi tutto i nostri militari che in Afghanistan ci difendono dal terrorismo, come lo sono le centinaia di migliaia di nostri connazionali che ogni giorno e gratis fanno volontariato per aiutare gli anziani, gli ammalati, i più deboli".

La destra ritiene "solidali e quindi meritevoli di apprezzamento le imprese e le famiglie che danno lavoro agli immigrati onesti, i cui figli domani saranno anch'essi cittadini italiani perché la patria non è più solo terra dei padri. Ma oggi nel 2010, per crescere insieme unito, il nostro popolo non può confidare solo sulla sua proverbiale e generosa laboriosità, gli italiani hanno bisogno di istituzioni politiche autorevoli, rispettate, giuste. Per questo destra vuol dire senso dello Stato e dell'etica pubblica, cultura dei doveri. Per la destra lo Stato deve essere efficiente ma non invadente, spendere bene il denaro pubblico senza alimentare burocrazie e clientele, per la destra solo lo Stato deve garantire che legge è uguale per tutti, che deve combattere gli abusi e il malcostume, deve valorizzare l'esempio degli italiani migliori. Per questo bisognerebbe insegnare fin dalla scuola che due magistrati come Falcone e Borsellino sono davvero eroi e che sarà grazie al loro sacrificio che un giorno la nostra Italia sarà più pulita, più libera, più bella, più responsabile, attenta al bene comune, più consapevole della necessità di garantire che chi sbaglia paga e chi fa il suo dovere viene premiato".

"La destra sa che senza autorevolezza e buon senso delle istituzioni, senza autorità della legge, senza democrazia trasparente ed equilibrata nei suoi poteri non c'è libertà ma anarchia, prevalenza dell'arroganza e furbizia a discapito dell'uguaglianza dei cittadini. Per la destra l'uguaglianza tra i cittadini va garantita nel punto di partenza, al Nord come al Sud, a uomini e donne, ai figli degli imprenditori, degli impiegati e degli operai. Da questa vera uguaglianza delle opportunità la destra vuol costruire una società in cui merito e capacità siano i soli criteri per selezionare una classe dirigente. La destra vuole un paese in cui chi lavora di più, e meglio, viene pagato di più, un paese in cui chi studia va avanti, in cui chi merita ottiene maggiori riconoscimenti".

(15 novembre 2010)

 

 

 

 

 

RAI

Referendum Usigrai, giornalisti sfiduciano Masi

Il dg: "Solo politica o tentativo di intimorirmi"

Il sindacato chiede le dimissioni del direttore generale: "Fa capire che è pronto a minimizzare la nostra espressione". La reazione: "Il risultato rafforza il mio impegno per una Rai pluralista"

Referendum Usigrai, giornalisti sfiduciano Masi Il dg: "Solo politica o tentativo di intimorirmi"

ROMA - I giornalisti Rai sfiduciano il direttore generale Mauro Masi. Con 1.314 voti contro 77 (29 schede bianche e 18 nulle) nel referendum organizzato dall'Usigrai ha prevalso lo schieramento di coloro che non hanno più fiducia nel dg. "Come tutte le cose prive di rilevanza formale e sostanziale, il voto Usigrai (associato alla consueta compagnia di giro) può essere solo o una manifestazione politica o un tentativo di intimorire", è stata la prima reazione di Masi, commentando l'esito del voto. Ma il sindacato chiede le dimissioni.

Le votazioni. Su 1.878 aventi diritto, sono stati 1.438 i voti validamente espressi. Mancano però quelli di Venezia che, per un problema burocratico postale, non sono arrivati in tempo, dunque è come se non avessero votato. Nella scheda veniva chiesto: "Alla luce delle politiche aziendali esprimi fiducia al direttore generale Mauro Masi?". Lo spoglio delle schede si è svolto in mattinata a Roma.

La reazione del direttore generale. Per Masi il referendum non ha rilevanza formale e, dunque, il risultato è solo una manifestazione politica o il tentativo non riuscito, di metterlo in difficoltà. "Obiettivo fallito - sottolinea il dg - in entrambi i casi. Il primo perché non c'era certo bisogno di questo costoso evento per sapere come è schierata politicamente Usigrai e soprattutto nel secondo caso perché ci vuole ben altro e ben altri personaggi per provare solo ad intimorirmi. Anzitutto ciò non può che far rafforzare il mio impegno per una Rai autenticamente pluralista e con i conti in ordine e ciò anche per tutelare il lavoro e i posti di lavoro dei giornalisti dell'azienda".

Chieste le dimissioni. "Chiediamo le dimissioni di Masi. Lui fa capire che è pronto a minimizzare la nostra espressione e la riferisce all'Usigrai, ma deve riferirla ai giornalisti della Rai che gli hanno negato la fiducia". Così ai microfoni di CNRmedia Carlo Verna, segretario Usigrai, commenta i risultati del referendum. "Su 1.878 aventi diritto al voto hanno espresso la loro opinione 1.438 colleghi e 1.314 di questi hanno negato la fiducia al direttore generale - prosegue Verna - un risultato che non può non avere un seguito e dovrà essere elemento di valutazione dal quale non prescindere sia da parte dell'azionista, e chiederemo un incontro con Tremonti portandogli tutte le schede, sia da parte del Cda della Rai, e già oggi pomeriggio consegneremo al presidente Garimberti il verbale di questa votazione". Riferendosi alle motivazioni di un risultato così negativo nei confronti di Masi, Verna aggiunge: "Il direttore generale ha messo in atto una serie di azioni negative. Il mancato accordo con Sky, mai spiegato in modo convincente, che ci fa perdere decine e decine di milioni di euro, un piano industriale che non prende corpo, indefinito nei suoi contorni e che ha prodotto come chiara espressione solo uno sciopero delle sigle dei lavoratori della Rai, al quale parteciperemo in segno di solidarietà dato che si intende esternalizzare circa 1.300 lavoratori della Rai. Per non parlare degli atteggiamenti che ha avuto nei confronti degli autori di trasmissioni che invece sono ampiamente premiate dal pubblico, che chiede un servizio pubblico di qualità, come si è visto con Vieni via con me".

Le reazioni. "Grazie a Dio, di Mauro Masi ce n'è uno solo! - commenta l'esponente del Pd Carlo Rognoni, ex membro del cda di viale Mazzini e responsabile del forum per la Riforma del sistema radiotelevisivo - Da oggi il direttore generale della Rai è infatti l'uomo più sfiduciato della storia del servizio pubblico. Difficile immaginare, per una persona normale, che si possa far finta di niente dopo la valanga di voti contro. In ben più di 1.400 hanno partecipato al referendum promosso dal sindacato dei giornalisti della Rai rispondendo alla domanda: 'Alla luce delle politiche aziendali fin qui perseguite, esprimi fiducia nel direttore generale della Rai Mauro Masi?'. Ebbene c'è stata una valanga di no". Per Rognoni, "davanti a tutti quei 'no' un qualunque super dirigente con il senso di responsabilità non avrebbe dubbi: rassegnerebbe il mandato. Peccato che Masi avesse dichiarato - prima del referendum - che lui non avrebbe dato nessuna importanza al risultato! E oggi lo conferma. Non resta che augurarsi che chi lo ha voluto in quel posto di capo azienda sia più sensibile e più responsabile".

Solidarietà a Masi è stata, invece, espressa dal portavoce del Pdl, Daniele Capezzone: "Dall'Usigrai - afferma riferendosi al commento sui risultati del referendum per la 'sfiducia' al dg - sono venuti i 'due minuti di odio' di orwelliana memoria. Ma stavolta è un rito stanco, una caricatura, una ripetizione fiacca che non spaventa nessuno. Sono certo che la dirigenza Rai non si farà intimidire".

Fnsi: "Sfiducia impressionante". ''Il voto di sfiducia espresso dai giornalisti nei confronti del direttore generale della Rai, Mauro Masi, è di una chiarezza impressionante. Altro che espressione politica di parte. Valgono i numeri: 1438 votanti di cui 1391 hanno negato la fiducia a Masi, sono piuì dei colleghi iscritti all'Usigrai che aveva indetto il referendum''. Così in una nota la Federazione Nazionale della Stampa si esprime in merito al referendum. ''Sono voti - fa notare la Fnsi - che esprimono una enorme contrarietà alla direzione dell'azienda del servizio pubblico sui fatti e non sulle chiacchiere del contenzioso politico su cui ora il direttore generale sembra volere buttare la vicenda per confonderla in una cagnara indistinta''. Secondo la Fnsi ''il referendum sul direttore generale della Rai vale per quello che è: un dato di fatto trasparente certificato da numeri che sono espressione di persone, aderenti alle più svariate idee politiche, nell'esercizio dei loro diritti di cittadinanza e di basi culturali certamente plurali''.

(17 novembre 2010)

 

 

 

2010-09-24

IL CASO

Quasi 5 milioni per Annozero

Pdl: "Un vero e proprio processo"

Santoro non commenta le parole di Masi, che non ha gradito il suo editoriale in tv: "Quello che dovevo dire l'ho detto, ora aspettiamo". Cicchitto e Gasparri parlano di "abuso di servizio pubblico". Rizzo Nervo: "Dandini andrà in onda ma così non va"

Quasi 5 milioni per Annozero Pdl: "Un vero e proprio processo" Michele Santoro

ROMA - "Quello che dovevo dire l'ho detto. Adesso aspettiamo gli sviluppi degli avvenimenti". Michele Santoro non commenta il richiamo del direttore generale della Rai, Mauro Masi, che non ha gradito il suo editoriale, 1pronunciato in apertura della prima puntata di Annozero, ieri sera. "Ho letto quello che ha detto Masi, non ho altro da dire", aggiunge Santoro, che intanto festeggia per gli ascolti: numeri lusinghieri, con quasi cinque milioni di telespettatori a seguire il ritorno del programma di RaiDue. Risultati "nettamente superiore alla media di rete", fanno sapere dalla Rai, con 4 milioni 874mila spettatori, pari a 19,62% di share.

Ma c'è già un nuovo "caso Santoro". Ieri sera, nel consueto intervento di apertura del programma, il conduttore se l'è presa con i vertici Rai che a suo giudizio avrebbero messo i bastoni tra le ruote alla trasmissione e che non hanno ancora rinnovato i contratti ai due collaboratori del programma, Marco Travaglio e a Vauro (che hanno fatto comunque la loro parte,il primo con un commento e il secondo con una serie di vignette satiriche). Immediata la reazione del direttore generale dell'azienda che riferirà della questione al consiglio di amministrazione della Rai fissato per mercoledì 29 settembre. Si tratta, precisano dal settimo piano di viale Mazzini, di una riunione del Cda diversa da quella aggiornata ieri a martedì 28 settembre, che avrà all'ordine del giorno anche l'approvazione del contratto per Parla con me.

Ma è bastata la prima puntata di Annozero a scatenare l'ira della maggioranza, che denuncia un "abuso del servizio pubblico". "E' stato un vero e proprio processo - commentano in una nota congiunta Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, capigruppo Pdl Camera e Senato - con sentenza precostituita già scritta e senza possibilità alcuna di contraddittorio, celebrato in assenza di esponenti del Pdl e con l'esponente leghista in studio continuamente interrotto per impedirgli di confutare tesi irreali, fantasiose e anche autentiche calunnie". A giudizio dei due capigruppo, sul "banco degli imputati, anzi, dei condannati a priori" ci sarebbero state "le macchinazioni del presidente del Consiglio. Solo un unico commentatore giornalista, Travaglio fazioso, schieratissimo e anche lui senza contraddittorio. E l'esponente dell'opposizione lasciato andare a ruota libera, anche lui 'contro'. Santoro - si legge ancora nella nota - ha pubblicamente contestato in maniera volgare il ruolo del direttore generale della Rai, Masi, che in questi giorni ha giustamente richiamato tutti al rispetto del pluralismo e di un libero ed effettivo contraddittorio".

Cicchitto e Gasparri parlano di "ripetuti comizi a senso unico diffusi durante la trasmissione", fra i quali mettono anche quelli di Beppe Grillo, comparso in alcuni video registrati: "Il noto ex comico - prosegue la nota - ha potuto parlare e sparlare di qualsiasi argomento e il taglio complessivo della puntata dimostrano quanto sia necessario ripristinare in Rai il rispetto di elementari principi di democrazia, libertà di pensiero e pluralismo. La sinistra paradossalmente si lamenta, mentre a violare regole e principi sono i propri alfieri televisivi come Santoro. Siamo noi che poniamo il problema della violazione delle regole - continuano i due capigruppo - e chiediamo ai vertici della Rai che le giuste decisioni prese dal Cda e dal dg vengano rispettate in ogni programma e su ogni rete. Quanto sta accadendo è inaudito e non potrà essere fatto passare ulteriormente sotto silenzio. L'uso e l'abuso, a fini di parte, del servizio pubblico è una pratica inaccettabile".

Non è d'accordo con le parole pronunciate da Santoro contro Masi (accusato in sostanza di lavorare per la concorrenza) il consigliere d'amministrazione Nino Rizzo Nervo: "Non credo sia così - dice in un'intervista a Radio24 - ma il problema del direttore generale è che non ha ancora capito cos'è un'azienda che fa un prodotto di intrattenimento culturale e di informazione. Queste aziende non si governano né con le circolari né con la presunzione di controllare qualsiasi fiato ognuno respiri. Masi non lavora per la concorrenza - continua Rizzo Nervo - ma la mia sensazione è che il suo non sia un lavoro in favore della Rai". Poi, una perplessità sulla circolare di Masi per regolamentare la presenza di ospiti nei talk show: "Ma lei si immagina se l'ad di Rizzoli chiedesse a tutti i direttori del gruppo di farsi mandare le fotocopie dei titoli del giorno dopo e l'elenco delle persone che vogliono intervistare? Qui si sta perdendo la misura...".

Rizzo Nervo è invece più ottimista invece per quel che riguarda la vicenda del programma di Serena Dandini dopo che ieri non è stato raggiunto il numero legale alla riunione del Cda 2 che avrebbe dovuto dare il via libera a Parla con me. La conferenza stampa di presentazione del programma, tuttavia, è confermata - come previsto - per lunedì 27 settembre, e "credo che la Dandini andrà in onda - dice Rizzo Nervo - la trasmissione è stata già approvata a fine luglio nel piano di produzione e trasmissione". Il consigliere però critica i vertici dell'azienda: "È il metodo che non va bene. Il contratto per Santoro fatto alla vigilia della trasmissione, il contratto della Dandini non ancora approvato, danno il senso di una situazione in Rai preoccupante. Santoro ha parlato quasi di mobbing nei confronti di alcune trasmissioni. Non so se si tratta di questo ma sicuramente, rispetto per esempio alla terza rete e alla vicenda Ruffini, nelle aziende di solito si lavora 'per'. Se qualcuno pensa che in questa azienda si lavori 'contro', forse non sbaglia".

(24 settembre 2010)

 

 

2010-09-23

RAI

Consiglieri di centrodestra assenti

niente contratto per la Dandini

Nella riunione del cda Rai non è stato raggiunto il numero legale. All'ordine del giorno anche la fiction Anita, prodotta dalla moglie di Bocchino. Verro: "Nessun caso, Parla con me può andare in onda". Van Straten: "Episodio grave". La prossima data è fissata per il 28 settembre

Consiglieri di centrodestra assenti niente contratto per la Dandini Serena Dandini

ROMA - Salta l'approvazione del contratto per Parla con me, il programma di Serena Dandini che dovrebbe riprendere la prossima settimana. Nella riunione di oggi il cda della Rai non ha raggiunto il numero legale, poiché non hanno partecipato alla riunione i consiglieri di maggioranza (Verro, Rositani, Gorla, Petroni, Bianchi Clerici). All'ordine del giorno c'era anche la fiction Anita, prodotta dalla 'Goodtime' di Gabriella Buontempo (moglie di Italo Bocchino) su Anita Garibaldi. La prossima riunione del Consiglio di amministrazione è fissata per martedì 28 settembre

"Senza contratto non possiamo andare in onda", dicono dalla redazione di Parla con me e ora si attende un pronunciamento dell'azienda, "per capire se vogliono o meno il programma. Ma è chiaro che così non possiamo andare in onda". Parla con me dovrebbe partire martedì prossimo e lunedì era prevista la conferenza stampa di presentazione del programma.

Van Straten: "Episodio grave. L'azienda comunichi le sue intenzioni". Chiede all'azienda quali intenzioni abbia in merito alla messa in onda o meno della trasmissione della Dandini il consigliere Giorgio Van Straten, che definisce 'molto grave' quanto avvenuto oggi nel cda: la riunione è stata rimandata a martedi mattina a causa del mancato numero legale. ''Alla riunione di oggi - ha detto Van Straten - c'erano solo quattro consiglieri su nove e nessuno della maggioranza. All'ordine del giorno - spiega il consigliere - c'era il contratto per la trasmissione Parla con me di Serena Dandini e quello per una fiction della moglie di Bocchino. Il programma della Dandini doveva partire martedì prossimo, la sera. Lunedì mattina è prevista una conferenza stampa di presentazione della trasmissione. Verrà fatta? - si chiede il consigliere - Dica l'azienda che intenzioni ha. Se anche venisse dato il via libera martedi in mattinata, un programma non si può fare in mezza giornata. Ripeto - ha sottolineato - trovo che si sia creata una situazione imbarazzante e piuttosto grave. Sarebbe il caso di fare chiarezza: dicano se il programma deve andare in onda o no''.

Verro: "Nessun caso, Dandini può andare in onda". "Abbiamo scelto di non partecipare alla riunione di oggi, perché nell'ultima seduta del Consiglio si era deciso di non esserci questa settimana per solidarietà a Rositani che per motivi di salute non avrebbe potuto partecipare. Poi due giorni fa si è prospettata la necessità di riunire il Cda oggi, ma era troppo tardi in quanto avevamo tutti preso altri impegni personali". Così Antonio Verro, consigliere di maggioranza, ha motivato la scelta dei consiglieri del centro destra. Ma ciò non significa, puntualizza Verro - che la Dandini non possa andare in onda: "Il suo contratto è a posto - ha aggiunto il consigliere -. E ritengo non ci siano problemi. Nel caso lei decidesse di non far partire il programma martedì 28, vorrà dire che potrà slittare anche di una settimana. Credo che gli italiani possano sopravvivere sette giorni in più senza di lei...".

(23 settembre 2010)

 

 

2010-09-20

SERVIZIO PUBBLICO

Rai, Masi ci riprova con il "bavaglio"

"Pubblico controllato e conduttore imparziale"

Il direttore generale ha inviato una lettera a direttori di rete e testata per chiedere di "garantire il rispetto puntuale della normativa vigente in termini di pluralismo, di contraddittorio e di completezza dell'informazione"

Rai, Masi ci riprova con il "bavaglio" "Pubblico controllato e conduttore imparziale" Mauro Masi

ROMA - Mauro Masi insiste. Dopo la circolare in cui stringeva il bavaglio 1 sulle trasmissione informative del servizio pubblico, il direttore generale della Rai ha nuovamente inviato una lettera a direttori di rete e testata per chiedere di "garantire il rispetto puntuale della normativa vigente e della governance aziendale in termini di pluralismo, di contraddittorio e di completezza dell'informazione". Sintetizzando: niente pubblico "parte attiva" nei programmi ("in linea di principio neppure con applausi"), imparzialità e contraddittorio nei programmi di informazione, ad eccezione di quelli con ospite unico.

Per Masi la selezione del pubblico deve essere affidata alle strutture aziendali, mentre i talk show devono garantire "il rispetto dei principi del pluralismo e del contraddittorio". Il direttore generale ricorda inoltre che il conduttore, durante "la trasmissione deve mostrarsi terzo ed effettivamente imparziale". L'ultimo punto riguarda le interviste a chi partecipa ai programmi che "devono essere realizzate in sequenza di contraddittorio assicurando tendenzialmente a ciascun ospite lo stesso tempo di parola". Norme che sembrano tagliate apposta per mettere precisi paletti a trasmissioni sgradite al governo come Ballarò e Annozero.

Immediata la reazione dell'opposizione. "Masi continua a dettare le norme ai direttori di rete, di testata e ai conduttori. Evidentemente pensa di avocare a sè le loro funzioni e di autoproclamarsi direttore unico di reti e testate" affermano in una nota il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti e il senatore Pd Vincenzo Vita.

La lettera del dg Rai arriva alla ripresa di una stagione complicata: Annozero torna giovedì, ma gli spot sono stati sbloccati solo oggi e manca ancora il contratto di Marco Travaglio; spot ancora fermi per Parla con me (ripresa prevista il 28, dovrebbero iniziare domani) anche se sembra chiuso il contratto per Serena Dandini ("giovedì c'è il cda, vediamo..", dice il direttore di RaiTre, Paolo Ruffini). Questione le prime serate, probabilmente il lunedì su RaiTre, da affidare a Lucia Annunziata come speciali di In mezz'ora, programma partito domenica con un buon ascolto (7,56% di share).

(20 settembre 2010) © Riproduzione riservata

 

 

 

 

2010-09-17

Ballarò, Garimberti contro Crozza

"Il turpiloquio svilisce la Rai"

Durante il Cda, il presidente dell'azienda condanna l'uso delle parolacce con cui l'attore ha condito il suo intervento nella puntata di Ballarò del 14 settembre. E annuncia l'intenzione di segnalare il caso al direttore generale Mauro Masi. Ecco le frasi incriminate

Ballarò, Garimberti contro Crozza "Il turpiloquio svilisce la Rai"

ROMA - "Casini, perché vuole fare il terzo polo...E cazzo, c'è bisogno anche del terzo polo in questo paese?". Le "parolacce" di Crozza oltrepassano il confine del buon gusto entro i quali deve mantenersi il servizio pubblico. E' il giudizio che il presidente della Rai Paolo Garimberti ha espresso ieri al Cda dell'azienda, nell'ambito di una discussione sulla qualità dell'informazione di Viale Mazzini.

A Garimberti non è andato giù il turpiloquio con cui l'attore e autore satirico ha farcito i 10 minuti del suo intervento in apertura della puntata di Ballarò andata in onda su Raidue il 14 settembre. "Svilisce l'immagine del servizio pubblico", è la tesi di Garimberti, secondo cui per le qualità che ha, Crozza non avrebbe bisogno di tali espedienti. Il presidente Rai avrebbe anche annunciato l'intenzione di scrivere per segnalare la cosa al direttore generale Mauro Masi, lettera che sarebbe approdata oggi sulla scrivania del direttore generale.

Crozza, un intervento che il management dell'azienda avrà mandato e rimandato avanti e indietro per rilevare la sostanza del richiamo di Garimberti. Segnando sul contaminuti i passaggi scottanti. Questi:

IL VIDEO 1

- "Bossi ne ha fatte di tutti i colori: ha mostrato il dito medio per dire che voleva le elezioni e ha fatto una pernacchia di dissenso a Fini (pausa). Se rutta, come dobbiamo interpretarlo? No ad un governo tecnico?".

- Rivolto a Casini: "Perché vuole farlo... E cazzo, c'è bisogno anche del terzo polo in questo paese?".

- "Dove minchia si acquista nel 2010 un repubblicano? Su eBay...?".

- Parlando di Stracquadanio, che Crozza ribattezza "Straguadagno": "C'è un limite alle cazzate che si possono dire... Negli anni se ne sono dette tante, c'è un limite, no? Col cazzo, arriva Straguadagno...". "Ma come minchia ha fatto Straguadagno ad arrivare in Parlamento?".

- Il discorso scivola su Fini: "Ha già pensato a una corrente da assegnare al cognato: Fanculo e Libertà".

- Rivolto a Maurizio Lupi: "Che accordo abbiamo fatto con Gheddafi? Lui viene na sparare cazzate da noi e noi in compenso ci dobbiamo sparare da soli?".

- Gran finale su D'Alema: "In questa estate di grande bordello, finalmente parla. Vai D'Alema, falli neri. Per dire cosa? Voglio il proporzionale alla tedesca... Che cazzo vuoi? Ma cos'è il proporzionale alla tedesca? Un trauma infantile? A 16 anni si è trombato una tedesca al mare e cerca una scusa per ricontattarla?".

(16 settembre 2010)

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it/

2010-12-09

Cresce l'appello sul web

"La Rai torni ai cittadini"

RAI

Prende sempre più corpo l'appello web nato dal movimento Move-On Italia per "restituire" la Rai ai cittadini. "Noi come abbonati abbiamo il diritto di esigere un maggior coinvolgimento nelle scelte di qualita’ e di controllo del servizio pubblico offerto dalla Rai – scrivono i promotori dell'appello –. Ecco la modifica che proponiamo: nel contratto di servizio andrà previsto che in caso di mancato raggiungimento di livelli di qualità del servizio prestabiliti e misurati attraverso il meccanismo del "qualitel degli abbonati", nonché al verificarsi di ogni altro inadempimento della Rai rispetto alle obbligazioni da essa assunte con il Contratto di servizio pubblico o, comunque, su di essa gravanti ex lege, una percentuale di abbonati superiore al 15%, possa esigere dalla Rai, l'esatto adempimento delle proprie obbligazioni, previo, ove necessario, ricorso alla competente Autorità giudiziaria e/o Amministrativa".

Per ora su Facebook le adesioni sono ferme ad alcune centinaia ma tanti nomi illustri stanno dando il loro sostegno per far crescere la campagna: da Libera di Don Ciotti ad Articolo 21, da Libertà e Giustizia al Popolo Viola, da Valigia Blu a Bobi boicotta il Biscione, da Loris Mazzetti a Dario Fo e Franca Rame, da Giuseppe Giulietti ad Antonio Di Pietro, da Angelo Bonelli a Vincenzo Vita, da Rossana Casale a Giulietto Chiesa e tanti altri. Presto Vincenzo Vita presenterà un'interrogazione Parlamentare chiesta dal MoveOn al Senato sul Contratto di Servizio Rai e contemporaneamente la presenterà anche Antonio Di Pietro alla Camera. Oltre all'appello c'è una lettera collettiva al ministro Romani.

IL TESTO DELL'APPELLO

La RAI è il Servizio Pubblico Radiotelevisivo italiano. Ma chi controlla che rispetti il suo operato e gli obblighi assunti nei confronti dei telespettatori? Noi crediamo che questa funzione debba essere svolta anche da noi cittadini. Siamo in una fase di attesa e di definizione di quelle che saranno le nuove regole che disciplineranno il servizio pubblico radiotelevisivo per il prossimo triennio, e che dovranno essere stabilite tramite il contratto di servizio RAI, scaduto il 31.12.2009, e che non è stato ancora firmato dal Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e dalla RAI. Per questo ti chiediamo di partecipare attivamente firmando la lettera e le richieste che la società civile attraverso MoveOn italiano, organizzazioni, associazioni e singoli cittadini indirizzano al Ministro Romani. Diversi parlamentari hanno già manifestato l’intenzione di proporre alla Camera e al Senato un’interrogazione rivolta al Ministro di recepire tali richieste, per dare maggiore voce a questa iniziativa. NOI COME ABBONATI ABBIAMO IL DIRITTO DI ESIGERE UN MAGGIOR COINVOLGIMENTO NELLE SCELTE DI QUALITA’ E DI CONTROLLO DEL SERVIZIO PUBBLICO OFFERTO DALLA RAI.

LA LETTERA AL MINISTRO ROMANI

LA RAI AI CITTADINI

On. Paolo Romani

Ministro dello Sviluppo Economico

SEDE

Onorevole Ministro,

l'informazione, la cultura e l'educazione costituiscono i beni pubblici più preziosi e, ad un tempo, diritti fondamentali di ogni cittadino di un Paese democratico.

L'accesso a tali beni e l'effettiva disponibilità di questi diritti, nella società del XXI secolo dipendono in larga misura dal buon funzionamento del servizio pubblico radiotelevisivo.

Recenti fatti di cronaca hanno, tuttavia, sfortunatamente evidenziato come, in Italia, il servizio pubblico radiotelevisivo affidato alla RAI, Radiotelevisione italiana, non sia stato all'altezza degli obiettivi ai quali è deputato e tale circostanza ha trovato conferma, nei giorni scorsi, in una serie di mozioni presentate dai Parlamentari facenti capo, trasversalmente, alla maggioranza ed all’opposizione.

Riteniamo, pertanto, sia indubitabile che la RAI si è, reiteratamente, resa inadempiente agli obblighi su di essa gravanti in forza della disciplina vigente e del contratto di servizio pubblico.

I meccanismi di controllo attualmente esistenti, d’altro canto, sono risultati inadeguati.

Il contratto di servizio pubblico volto a disciplinare il rapporto tra lo Stato e la Rai ed ad individuare gli obblighi della Rai nei confronti dei cittadini abbonati, come Le è noto, è scaduto lo scorso 31 dicembre 2009.

La firma del nuovo contratto è adempimento che compete al Suo Ministero ed al quale, pertanto, nei prossimi mesi sarà chiamato a provvedere.

In tale contesto, con la presente, siamo a chiederLe di prevedere espressamente nel nuovo Contratto di servizio pubblico che la RAI, nell'adempiere all'obbligo di implementazione di adeguati sistemi di controllo della qualità del servizio pubblico - obbligazione alla quale nell'ultimo quadriennio ha omesso di provvedere così come di recente accertato dall’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni - attribuisca direttamente ai propri abbonati, attraverso il ricorso ad adeguati strumenti telematici, il diritto di valutare la qualità dei propri contenuti e programmi.

Nello stesso contratto andrà, inoltre, previsto che in caso di mancato raggiungimento di livelli di qualità del servizio prestabiliti e misurati attraverso il citato meccanismo del "qualitel degli abbonati", nonché al verificarsi di ogni altro inadempimento della RAI rispetto alle obbligazioni da essa assunte con il Contratto di servizio pubblico o, comunque, su di essa gravanti ex lege, una percentuale di abbonati superiore al 15%, possa esigere dalla RAI, l'esatto adempimento delle proprie obbligazioni, previo, ove necessario, ricorso alla competente Autorità giudiziaria e/o Amministrativa.

Tale richiesta potrà essere firmata ed inoltrata alla Rai attraverso un'apposita piattaforma telematica, con procedura che identifichi gli abbonati firmatari attraverso il solo codice di abbonamento.

A seguito del riconoscimento da parte di Rai del proprio inadempimento e/o dell'accertamento di tale inadempimento dinanzi alla competente Autorità giudiziaria o amministrativa, ciascun abbonato avrà diritto di esigere da Rai il risarcimento del danno arrecatole attraverso, ove occorra, la promozione di un'azione di classe.

Convinti che converrà con i firmatari della presente circa l'opportunità e l'esigenza di restituire ai cittadini abbonati il diritto di esigere dalla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo il puntuale adempimento delle obbligazioni su di questa gravanti a tutela del proprio diritto all'informazione, all'accesso alla cultura ed all'educazione, si confida nell'accoglimento delle istanze sopra formulate.

9 dicembre 2010

 

 

 

2010-11-25

Direttor Minzolini, quanto ci costi? Crociere e alberghi sotto la lente

di Natalia Lombardotutti gli articoli dell'autore

Rischia brutto, il direttore del Tg1, per la disinvoltura con la quale ha mandato in onda servizi su una compagnia multinazionale di navi da crociera, la "Royal Caribbean International", per ben sei volte tra marzo e settembre 2010 all’interno di "Uno Mattina" o nello "Speciale Tg1". O per l’intervista alla responsabile marketing del "Terme di Saturnia Resort" a cinque stelle, dove Augusto Minzolini ha trascorso week end alla grande. Pubblicità neppure tanto occulta, roba da far rischiare il licenziamento al "direttorissimo", come lo chiama Silvio. Addirittura un concorso vacanze per famiglie: se la prima edizione è stata oscurata, come rivela "Il Fatto", la seconda campeggia sul sito del Tg1online dal 28 ottobre scorso: "Turisti reporter: vota lo spot". Poi l’annuncio con navona da crociera: "Arrivata la seconda fase del concorso che manderà un'intera famiglia a Miami per il viaggio inaugurale della Allures of the Seas. Vota sul sito".

Lo Squalo in crociera

All’ex retroscenista de "La Stampa" le crociere piacciono, soprattutto se passate con la bella deputata Pdl Gabriella Giammanco, sulla Msm, compagnia che Berlusconi ripagò, per non avervi svolto il G8 in Sardegna, con una assurda conferenza stampa a Napoli prima dell’evento spostato a L’Aquila.

Spese "pazze"

Servizi sponsor e note spese "pazze" del direttore del Tg1 sono all’esame del collegio dei sindaci del Cda Rai per un'indagine interna, un atto che ha dovuto accettare il direttore generale Mauro Masi che ha sempre difeso il "direttorissimo". Ma da maggio i conti delle spese di Minzo già non tornavano, confrontati con quelli di altri direttori. Così Masi ha bloccato la carta di credito aziendale del direttore del Tg1, che sfoggia una Porche bianca. Ama la bella vita, tanto da spendere in un anno 66mila euro con la carta Rai (soldi pubblici) messa a disposizione dei dirigenti per "rappresentanza", come risulta dalle note spese che il Dg ha dovuto portare nel Cda dopo la richiesta del consigliere Nino Rizzo Nervo. Carte sotto gli occhi del revisore della Corte dei Conti in consiglio, Luciano Calamaro. Dieci volte quanto ha speso Mario Orfeo, direttore del Tg2: il tetto annuale è attorno ai 7000 euro, il plafond della carta è di 500 euro al mese, "Minzo" ne avrebbe spesi 5.500, tra pranzi e grandi alberghi. E a Saxa dicono anche che alcune note spese fuori sede coincidano con la presenza del direttore in redazione. L’indagine procede, vedremo come andrà a finire.

Eppure la Rai soffre per i conti in rosso: "Senza ristrutturazioni o nuovi ricavi l’azienda ha due o tre anni di vita": è l’allarme lanciato ieri in commissione di Vigilanza da Rizzo Nervo, accusando il Dg di inerzia e sottovalutazione. Un bilancio 2010 che si chiuderà "con un passivo di 118-120 milioni di euro, mentre l’indebitamento è di 240-260 milioni", con un "ricorso alle banche che la Rai non conosceva dal '93". Allarme condiviso da Giorgio Van Straten, altro consigliere di area Pd: entrambi smentiscono il consigliere Pdl Rositani, che ha previsto la chiusura del bilancio 2011 "con un positivo di 28 milioni".

Se ieri i consiglieri di maggioranza erano presenti all’audizione in Vigilanza, a causa dei lavori parlamentari è comunque stata sospesa. Il presidente Rai Garimberti ha avvisato: il contratto di servizio "è più oneroso di quanto si incassi", data l’evasione del 30 per cento del canone contro la quale il presidente torna a chiedere "impegni ad hoc".

23 novembre 2010

 

 

2010-11-10

A Masi non piace, al pubblico sì Benigni trionfa, ma no Rai a Natale

di Natalia Lombardotutti gli articoli dell'autore

Record di ascolti per l’esordio di "Vieni via con me", il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano su RaiTre: 7 milioni e 600mila spettatori e una media del 24,48 per cento di share, con picchi fino a 9 milioni 321mila persone e il 32.02% quando Roberto Benigni ha cantato la canzone scritta con Paolo Conte che dà il titolo al programma sulla cui messa in onda il direttore generale, Mauro Masi, ha posto ostacoli fino all’ultimo. Il comico toscano ha partecipato a titolo gratuito come schiaffo al blocco sui compensi, così come il maestro Claudio Abbado, che ha testimoniato contro i tagli alla cultura. E Nichi Vendola che ha declinato le offensive definizioni dei gay.

"I risultati degli ascolti hanno premiato la qualità di una pagina di televisione che solo la Rai poteva offrire al suo pubblico", ha commentato il presidente Rai, Paolo Garimberti, che aveva garantito la qualità del programma, "un grande esercizio di libertà sia da parte degli autori sia da quella dei telespettatori" (il più alto share di RaiTre degli ultimi dieci anni), "quella libertà che, come avevo scritto rispondendo all’appello rivoltomi da Saviano, deve saper coniugare la scelta con la responsabilità".

Garimberti ha anche telefonato a Fabio Fazio per fargli i complimenti e ringraziare Saviano e tutta la squadra. Il presidente ha anche apprezzato il bellissimo balletto finale di danza contemporanea, eseguito da professionisti di famosi corpi di ballo, che ha raggiunto un 29% di share. Il programma ha battuto il Grande Fratello (della stessa produzione Endemol)su Canale5, fermo al 20% con 4 milioni 850mila telespettatori. Diverso il pubblico, "Vieni via con me" è stato seguito da giovani e da laureati (46,21% di share). È la prova che "una tv diversa è possibile", commenta il direttore di RaiTre, Paolo Ruffini, "felice del programma, di quello che ha raccontato e di come lo ha raccontato" e felice per gli ascolti, segno che "la libertà non è nemica della buona tv".

Niente Dante-Benigni a Natale?

Per tutta riconoscenza la Rai sembra che non voglia mandare in onda a Natale una serata speciale di Benigni , un mix tra Dante e l’attualità, proposta per il 21 o il 28 dicembre. Problemi di budget, dicono. Per le altre tre serate del duo Fazio-Saviano fervono i contatti con Celentano e Paolo Rossi, ma la sfida, spiega il capostruttura Mazzetti, "è prima di tutto andare in onda. Abbiamo provato due giorni prima, ci hanno fatto perdere un mese". Ora si teme una contro-programmazione Rai, che lunedì è stata demandata al Gf.

Nonostante e la satira su "una certa Ruby..." e la denuncia di Saviano sulla "macchina del fango", il coro del Pdl dentro e fuori Viale Mazzini è rimasto quasi muto. L’Udc Rao avverte Masi: "Riveda il suo annunciato proposito di abolire a gennaio questa e altre trasmissioni di successo, solo perché poco gradite a qualcuno". Il Dg, infatti, è tornato alla carica per eliminare Santoro da gennaio, non rinnovando il contratto che scade il 31 dicembre. "Credo che il direttore generale della Rai debba chiedere scusa a Saviano, a Benigni, a Fazio, al maestro Abbado, a Ruffini e al pubblico", commenta Nino Rizzo Nervo, consigliere Rai del Pd, che dà il benservito a Masi: "Un Dg che impegna le sue energie soltanto nel frapporre ostacoli a quelle trasmissioni che giustificano il servizio pubblico, di televisione non capisce nulla e di conseguenza, prima di compiere altri danni, dovrebbe ammettere la propria inadeguatezza".

A sfiduciare Masi ci stanno pensando tutti i giornalisti Rai con il referendum indetto dall’Usigrai. Nei seggi aperti da ieri fino a giovedì stanno accorrendo giornalisti iscritti e non al sindacato per rispondere al quesito: "Alla luce delle politiche aziendali fin qui perseguite esprimi fiducia nel direttore generale Mauro Masi? Sì-No. Articolo21 e "Valigia Blu" hanno aperto un voto elettronico per i dipendenti Rai sui siti: valigiablu.it; articolo21.info; reportersenzarete.org. Lui, Masi, è sprezzante: "Nessun voto mi farà dimettere, io rispondo al Cda e all’azionista". ha detto in un’intervista a "Repubblica", sentendosi una star. "Bene, al Cda e all’azionista sottoporremo la nostra espressione di voto", ribatte Verna, segretario Usigrai. Sul Dg gravano lo sciopero dei lavoratori Rai del 10 dicembre e la mozione sul pluralismo presentata di Fli, alla Camera il 22 novembre.

10 novembre 2010

 

 

 

2010-09-24

Michele l’eretico torna con Annozero. A Masi: "Controllo preventivo? Ma vaffa..."

di Natalia Lombardotutti gli articoli dell'autore

"Berlusconi non sopporta molto quelli che gli stanno in piedi davanti, come Gianfranco Fini. Non è tanto che gli sono antipatico io...": prende il toro per le corna, Michele Santoro, e parla direttamente "con i fan più accaniti del premier, uomini del fare e di azienda", a " quelli del Pdl a cui sono più antipatico", al direttore generale della Rai, Mauro Masi. Annozero è tornato ieri sera su RaiDue, "Siamo un po’ ammaccati, senza spot, ma il miglior spot siete voi: noi rappresentiamo quella parte di opinione pubblica che crede nella libertà di opinione, spesso calpestata", spiega Santoro ai cinque milioni di telespettatori. Nell’anteprima Santoro quasi recita la metafora del "bicchiere della libertà".

Prodotto vincente che un "megadirettore" vorrebbe piegare a un duplice (e contraddittorio) tintinnio del coltello sul cristallo: "Un "tin" per il "giustizialista" Travaglio, e contemporaneamente, un "ten" per "il garantista" Sgarbi, che i bicchieri pergiunta li rompe tutti...". E poi pretendere "bicchieri tutti uguali... ma che siamo nella Russia comunista?" (mercoledì aveva detto "fascista"). Ma se "viene un direttore e vi dice: ogni bicchiere deve avere un marchio di libertà ex ante, voi che rispondete: ma 'vaffa...nbicchierè". Masi sarà stato piazzato davanti al video pronto con l’accetta censoria da far cadere sulla testa del conduttore, a caccia del fantomatico "contraddittorio" che bilanci l’editoriale di Travaglio, pena l’oscuramento, ha detto in Vigilanza. Travaglio e Vauro sono in studio ma non hanno ancora il contratto.

Santoro si è rifiutato di considerarli "ospiti", piuttosto fa notare che lavorano da "volontari". "Parlo all’imprenditore produttore di bicchieri" che, in una scelta autolesionista, vorrebbe cacciare un suo "dipendente che fa un prodotto di successo, che porta utili all'azienda", perché "gli sta antipatico". Quei "41 milioni di euro di fatturato pubblicitario in quattro anni, a fronte dei 27 milioni di costi, quindi un utile di 14 milioni di euro". E ancora tutti gli ostacoli sui contratti, sulla troupe, una logica che non ha nulla di aziendale, continua Santoro, "se mi dimostrate che si fa così voterò Pdl. Ma a Mediaset certe cose non le pensavano, perché era un’azienda che doveva funzionare". Il tema è bollente: lo "Scacco al premier", la rottura con Fini e il caso Tulliani, con un contraddittorio tra il leghista Castelli e il finiano Bocchino che zittisce persino Di Pietro. Servizi sulla Fincantieri, Travaglio parla degli scudi per Silvio. E in video compare Grillo.

24 settembre 2010

 

2010-09-16

Rai, codice Masi sui talk show Giornalisti in rivolta, viene stoppato

Quelle direttive, del direttore generale Rai Mauro Masi, volevano mettere sotto controllo i talk show, perfino gli applausi. Hanno scatenato la rivolta dei cdr, cioè delle rappresentanze sindacali dei giornalisti. Non sono passate. Anzi, il Cda il Cda della Rai ha dato mandato al direttore generale Mauro Masi per garantire l'applicazione delle norme esistenti in Rai in fatto di pluralismo, completezza e contraddittorio nell'informazione del servizio pubblico. Lo si apprende da fonti di viale Mazzini. La riunione del Cda era iniziata in mattinata. Tra i temi sul tavolo, oltre ad alcuni contratti, il capitolo sui programmi di approfondimento e alle recenti direttive del dg, oltre all'informazione fornita dai radio e telegiornali. Il tentativo, che si può tranquillamente definire una forma di "censura preventiva", è stato fermato anzitempo. I consiglieri non lo hanno neanche voluto considerare. E anche nelle forze di maggioranza c'è chi si era detto perplesso, per queste norme.

GIORNALISTI IN RIVOLTA

"Dalla Direzione Generale scelte estemporanee e senza progetto che hanno effetti devastanti sull'offerta informativa del servizio pubblico e sulla qualità del prodotto". È quanto si legge in un documento dell'assemblea dei CdR delle testate Rai, approvato con 56 voti a favore, 1 contrario e 4 astenuti su 61 presenze, al termine della riunione tenutasi oggi. "L'Assemblea dei Cdr -si legge nel documento - dà mandato all'esecutivo di valutare, sulla base dell'esito di una illustrazione più dettagliata del piano industriale e degli atti di gestione delle prossime settimane, l'operato del Direttore Generale Masi, sottoponendolo - se del caso - a un inedito voto di fiducia".

"L'Assemblea dei Cdr -prosegue la nota- valuta negativamente l'assenza di difesa da parte del Direttore della Tgr Maccari di quell'immenso patrimonio costituito dall'informazione regionale e dà mandato all'Esecutivo di richiedere la ripresentazione del piano editoriale se la terza edizione non dovesse permanere nell'attuale collocazione su Raitre e se non si trovasse una idonea soluzione per Neapolis, Buongiorno Europa e per le produzioni di Raimed in Sicilia. Va da sè infatti che il piano editoriale votato nei mesi scorsi risultarebbe in questo caso svuotato di ogni contenuto".

"L'Assemblea, inoltre, lancia l'allarme per la forte caduta degli ascolti del Tg1 e per il danno arrecato all'azienda. Crollo degli ascolti che, lungi dall'essere determinato dalla professionalità dei colleghi della testata, è imputabile all'abbassamento della qualità e alla mancanza di pluralismo impresso dall'attuale Direttore", prosegue il documento. "Preoccupa inoltre -si legge ancora nel lungo documento - il taglio di 80 minuti a settimana al Tg2, avvenuto senza nessun confronto sindacale e senza nessuna compensazione in termini di spazi di informazione o di una migliore collocazione di Dossier, relegato in un orario penalizzante. Tutto questo mentre il processo di digitalizzazione, iniziato quasi 3 anni fa, segna ancora il passo".

L'assemblea giudica inoltre "grave il silenzio sul futuro e sui progetti per Rainews: il canale all news è e deve essere la dorsale per lo sviluppo dell'informazione nella transizione al digitale" e per il sindacato è "da rigettare qualunque ipotesi di snaturamento del ruolo di all news. E ancora: "L'Assemblea dei Cdr denuncia una costante indebolimento del quadro delle regole. A partire da Direzioni di testata vacanti, ai trasferimenti e distacchi disposti senza la dovuta informativa ai Comitati di Redazione, ai demansionamenti". Per questo, conclude il documento, "l'assemblea dà mandato all'Esecutivo di preparare un dettagliato dossier sulle violazioni di cui chiediamo conto all'Azienda, cominciare dalle variazioni di palinsesto approvate senza un confronto sindacale".

15 settembre 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-11-30

 

 

 

 

2010-11-10

Saviano non fa politica: è politica. Da Fazio è nato qualcosa di nuovo

di Daniele BellasioCronologia articolo17 novembre 2010Commenti (39)

Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 08:28.

L'ultima modifica è del 17 novembre 2010 alle ore 08:50.

Maroni attacca Saviano: non doveva dire che la Lega è referente della mafia. E a Matrix dice: lo stimo, deponga le armi

La Dia: 'ndrangheta infiltrata in Lombardia con cartelli di imprese

"Nel momento in cui ognuno di noi non fa il male sta facendo arretrare loro e sta forse (sospiro, ndr) sognando un'Italia diversa" dice Roberto Saviano. Nella duratura e in fondo amorevole convivenza molto italiana tra televisione e politica la trasmissione di Saviano e Fabio Fazio è un piatto che si rompe e una porta che si sbatte, qualcosa di nuovo. Sembra il finale de La febbre del sabato sera, con John Travolta, soltanto che questa volta dietro al protagonista che esce per strada sorridente, dicendo di voler andare a conquistare il mondo, c'è il 30% di share. Commentarla con gli strumenti della critica televisiva sarebbe come far spiegare un'azione di Ibrahimovic a un professore di glottologia. No, il suo italiano non è fluente, quello di Ibra, s'intende, ma il risultato che conta è un altro.

Vieni via con me è un avvenimento politico, non una trasmissione televisiva, anzi è il primo avvenimento politico post televisivo. Perché "tutti i grandi eventi di verità sono politici", spiega Angelo Guglielmi, critico letterario e storico direttore di Raitre. Il segreto è "avere un grande raccontatore alle prese con la realtà del nostro presente. Anche prima serpeggiava una consapevolezza sull'oggi - continua Guglielmi - ma per la prima volta questa consapevolezza viene manifestamente e serenamente espressa. Tutto questo sorprende un telespettatore abituato a un linguaggio coperto o che dice sempre altro".

Certo, i tempi non sono perfetti per la tv, anche perché semmai il tentativo è quello di fare del teatro in televisione, ma esiste scelta di tempo migliore per portare tutto ciò in prima serata? Sembra che non sia la trasmissione ad adeguare ospiti e idee alla crisi politica, quanto piuttosto viceversa. "E chi di televisione ferisce - dice Alessandro Campi, politologo vicino al presidente della Camera, Gianfranco Fini - di televisione perisce. Mi scuso per la battutaccia, ma siamo di fronte al contropotere antiberlusconiano che si è organizzato in forma efficace. La novità è che non è la solita trasmissione antiberlusconiana, ma una narrazione che ha molto a che fare con il clima di svolta dell'oggi e che catalizza le masse".

Così se Fini e Pierluigi Bersani sono scrutati con gli occhi del critico appaiono ovviamente impacciati, il presidente della Camera che si tocca gli occhiali nervoso e il segretario del Pd che ormai senza maniche arrotolate sembra appena stato a un matrimonio o, visti i subbugli interni al partito, a un funerale. Sono impacciati perché sono leggitori di elenchi tra leggitori di elenchi, cittadini comuni: nemmeno primi tra pari, pari e basta, anche se non è così fuori di lì. Sono come dentro la cabina delle primarie: dove un voto è un voto, è un voto... Anche l'avvocato Giuliano Pisapia, del resto, non ha grandi tempi televisivi.

Il problema della lentezza è quindi, come si suole dire, fuori tema. Vieni via con me è, fin dal fatto che mancano perfino le sedie - come ha notato Paolo Rossi - figuriamoci le poltrone, l'anti Porta a porta. Se la trasmissione di Bruno Vespa è la terza camera, se Anno zero di Michele Santoro è l'arena dove duellano i politici azzannati dalle piazze in collegamento, gli elenchi di Saviano e Fazio sono come le primarie: loro leggono liste, tu scegli che cosa portarti nel futuro. Sono come le primarie, ovviamente con un'affluenza ben maggiore, anche nella composizione del pubblico: con il 50% e passa di spettatori tra i 35 e i 54 anni, e il 57% tra i laureati, però anche con picchi del 34% tra chi ha tra i 20 e i 24 anni. Poi al bar e in metropolitana ne parlano tutti e sul web impazza il numero dei commenti (vedi www.ilsole24ore.com).

Anche se Fazio ironicamente lo dice soltanto dopo 55 minuti di diretta: "Adesso parliamo di politica...", la novità è che non parlano di politica, lo sono. "È proprio così, sono talmente d'accordo - dice Carlo Freccero, direttore di Rai Quattro - che ho scritto un articolo per l'Espresso per spiegarlo: un programma vince perché risponde alle esigenze del paese". Politica post televisiva, chi non è lì è come se non fosse in politica. C'è perfino lo sberleffo di Cetto Laqualunque, Antonio Albanese, a confermarlo: "Io sono la realtà, voi la fiction".

 

 

Ascolti record, pieno di laureati e benestanti

di Marco MeleCronologia articolo17 novembre 2010

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 novembre 2010 alle ore 06:39.

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Il maggior ascolto di sempre per Raitre. "Vieni via con me", il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, prodotto dalla Endemol Italia, ha fatto il pieno con la seconda puntata. L'ascolto nel minuto medio è stato superiore ai nove milioni, con una quota sui televisori accesi (lo share) del 30,21%. Per dare un'idea degli ascolti medi di Raitre, l'ultimo lunedì sera prima della partenza del programma, la rete in prima serata aveva fatto il 9% di share.

Un successo senza precedenti quello di "Vieni via con me", con un picco di ascolto che premia Pierluigi Bersani e Gianfranco Fini, proprio le "pietre dello scandalo" della trasmissione: i loro interventi hanno avuto oltre 10milioni di individui in ascolto, più di Paolo Rossi e di Saviano che racconta la storia e le leggende delle tre mafie. La composizione del pubblico che ha seguito la trasmissione di Raitre, secondo le elaborazioni di Studio Frasi sui dati Auditel, è a sua volta significativa. Sono tanti i giovani tra i 20 e i 24 anni, oltre 323mila, che hanno seguito in media il programma, pari al 34% di quelli che erano davanti al televisore. Buona anche la percentuale del 24,6% tra i giovanissimi tra i 15 e il 19 anni. Tra gli adulti ottima la quota tra i 45 e i 54 anni, pari al 32,57% di quelli davanti al video e tra i 55 e i 64, pari al 31,65%. Il programma ha riscossa elevate quote di ascolto, in particolare, tra i laureati, il 57,41% dei quali lunedì sera ha scelto "Vieni via con me" rispetto al 16,39% di chi ha la licenza elementare e al 23,15% di chi ha la licenza media. Più sale l'istruzione, più sale l'ascolto. A livello di classe socio-economica il risultato non cambia: lo share maggiore spetta alla classe economicamente e socialmente più elevata, con una percentuale superiore al 46% rispetto al misero 6,6% degli spettatori a basso livello sia economico sia sociale.

Gli inserzionisti pubblicitari possono essere più che soddisfatti: hanno avuto un platea giovane e affluente per entrambi i blocchi di spot inseriti nel programma, che hanno avuto entrambi un buon ascolto: del 24-27% il primo con dieci spot e 23-25% il secondo, sempre con dieci comunicati commerciali. Secondo alcune fonti, la Sipra raddoppierà il prezzo degli spot contenuti in "Vieni via con me" nelle altre due puntate della trasmissione (ma è possibile che la Rai e il suo vertice non chiedano a Fazio e Saviano di prepararne almeno una quinta?). Per uno spot di 30 secondi si passerà dai 50 ai 100mila euro. Ottimi ascolti anche per i messaggi promozionali dei programmi inseriti nei blocchi di spot (Ballarò, Report, X Factor) e per il trailer del film "Noi credevamo". L'ascolto garantito agli investitori era tra il 12 e il 14% e questo dimostra quanto fosse sottostimato dall'azienda il potenziale di ascolto del programma.

Il programma con il maggiore ascolto di sempre per Raitre ha quindi fatto vincere alla rete diretta da Paolo Ruffini la prima e la seconda serata. Il Grande Fratello si è fermato al 20,3% di quota d'ascolto, Gli arancini di Montalbano, all'ennesima replica su Rai1, al 12,56 per cento. Grazie soprattutto al successo di Fazio e Saviano, la Rai ha vinto la prima serata con il 48,8% di share contro il 36,82% di Mediaset, la seconda serata e l'ascolto nell'intero giorno. Non basta: il programma curato da Loris Mazzetti ha portato sul web a tre milioni e mezzo di pagine viste, in una settimana, sul sito del programma, con un milione di video "cliccati" per vedere o rivedere un particolare brano di Benigni o di Saviano. Un risultato che ha "trainato" l'intero traffico di Rai.tv, con una crescita del 10% delle pagine viste rispetto alla media settimanale del periodo. Agli utenti del web Rai vanno aggiunte quattro milioni di visualizzazioni di video su Youtube, di cui 900mila nella sola giornata di ieri. La diretta sul web della puntata di ieri sera, infine, ha aumentato del 32% le persone davanti al pc rispetto alla prima puntata.

 

 

 

 

 

 

 

2010-09-24

Annozero riparte con un ipotetico "vaffa" di Santoro al direttore generale Masi

Cronologia articolo24 settembre 2010Commenti (11)

Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2010 alle ore 08:41.

Michele Santoro è appena tornato ed è già polemica. Ieri sera, durante la prima puntata di Annozero, ha esordito con un "vaffànbicchiere" al direttore generale Mauro Masi. Il giornalista se l'è presa con i vertici della Rai che hanno messo i bastoni tra le ruote alla trasmissione e che non hanno ancora rinnovato i contratti a Marco Travaglio e a Vauro. Il direttore generale dell'azienda Masi non ha gradito le parole del presentatore e ha fatto sapere che di quanto accaduto si occuperà presto il consiglio di amministrazione di viale Mazzini.

L'irriverente invito è stato rivolto a Masi con una metafora. Santoro si è paragonato infatti al disegnatore di bicchieri di una ipotetica azienda alla quale fa guadagnare 14 milioni l'anno, su un fatturato di 41 milioni. È però antipatico al direttore generale che lo vuole cacciare, ma siccome tutti chiedono quei bicchieri decide di mantenere il prodotto. Ma "dal momento in cui decide di farlo blocca la pubblicità, blocca la produzione, ci fa venire a mancare il tavolo da disegno e a due dei miei principali collaboratori - Vauro e Marco Travaglio - nemmeno gli fa il contratto". Ma loro due lavorano comunque per me, anche gratis". Ma non è finita, il direttore generale incalza nuovamente.

"Come Fantozzi - ha proseguito Santoro - vado dal megadirettore generale e lui mi chiede il controllo di qualità preventivo". Gli viene infatti chiesto di produrre bicchieri "che con un solo colpo di coltello fanno sia 'tin' che 'ten': il 'tin' giustizialista di Travaglio e il 'ten' garantista di Sgarbi". Se viene un direttore e vi dice: ogni bicchiere deve avere un marchio di libertà ex ante, voi che rispondete: ma 'vaffa...nbicchiere".

La replica di Masi. "È molto grave che Santoro nella sua spasmodica e anche un pò ridicola ricerca della provocazione, fine a se stessa, rivolga al capo azienda frasi inaccettabili, bugiarde e mistificanti". È quanto ha affermato il direttore generale della Rai, Mauro Masi, commentando l'intervento di Santoro. "Al di là dei personalismi, comunque, il tema con Santoro è da più di 20 anni pateticamente sempre lo stesso: lui - ha proseguito - si ritiene più uguale degli altri e svincolato dalle leggi, anche quando ne chiede continue deroghe e quando chiede contratti ad personam. È evidente che la questione dovrà essere affrontata in tutta la sua gravità in Consiglio di Amministrazione della Rai al più presto". "Tutti i programmi devono rispettare il contraddittorio", aveva detto ieri Masi in audizione davanti la Commissione di Vigilanza. E su Marco Travaglio ad Annozero: "il suo spazio, così come strutturato, non consente un adeguato contraddittorio". Vittori Sgarbi, il "ten" garantista del bicchiere di Santoro, ovviamente concorda. "Anche io lo dico da anni, il problema non é togliere un punto di vista, ma fare in modo che esso non sia pensiero unico". Aggiungendo: "io sono disponibile, perché oltre al Travaglio senza contratto non invita ad Annozero anche lo Sgarbi senza contratto? "

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

2010-09-23

Manca il numero legale al Cda della Rai e slitta il contratto della Dandini. Rischia "Parla con me"

Cronologia articolo22 settembre 2010

Questo articolo è stato pubblicato il 23 settembre 2010 alle ore 16:22.

Manca il numero legale alla riunione del Cda della Rai, prevista per la tarda mattinata dioggi e slittano i contratti che erano all'ordine del giorno, compreso quello della trasmissione "Parla con me" di Serena Dandini, che dovrebbe andare in onda la prossima settimana. Il Cda è stato rinviato a martedì. Lo spiega in poche righe un comunicato di viale Mazzini.

All'appello sono mancati i consiglieri di maggioranza Angelo Petroni, Giovanna Bianchi Clerici, Antonio Verro, Alessio Gorla che aveva già annunciato la mancata presenza per altri motivi e Guglielmo Rositani. All'ordine del giorno, oltre al contratto per il programma "Parla con me" di Serena Dandini per il quale è prevista una conferenza stampa di presentazione lunedi 27 settembre, c'era anche quello per la fiction "Anita", dedicata ad Anita Garibaldi e prodotto dalla "Goodtime" di Gabriella Buontempo, moglie del deputato Italo Bocchino.

Intanto stasera parte "Annozero", con le consuete polemiche legate ai monologhi di Marco Travaglio. Santoro ha subito chiarito che non accetterà "ingerenze esterne, perché la libertà di espressione è un diritto garantito dalla nostra Costituzione e la mia autonomia è garantita dal contratto che ho con la Rai".

Mentre il direttore della rete ammiraglia, Mauro Mazza, e il direttore di Rai Fiction, Fabrizio Del Noce, non sono contrari all'ipotesi di una programmazione di Raiuno fatta di quattro serate dedicate alla fiction e tre invece all'intrattenimento, e viceversa, secondo un calendario per periodi dell'anno.

 

 

 

 

 

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2010-07-18

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